Ballo Excelsior, la recensione

Abbiamo recensito per voi Ballo Excelsior, capitolo conclusivo della saga letteraria di Davide La Rosa

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Ugo Foscolo Indagatore dell'Incubo

Davide La Rosa ha due difetti: è comasco ed è un traditore. Per quanto riguarda la cittadinanza, c'è poco da fare. Sarà l'assenza di montagne degne di questo nome, sarà la sponda sbagliata del lago, sarà la Svizzera, troppo vicina. La scienza non ha risposte. Ma il tradimento, per quanto grave, è analizzabile, comprensibile, possiamo afferrarlo e studiarlo. E Davide La Rosa, con Ballo Excelsior, quarto e ultimo volume saldaPress della prima saga del suo La Rosa Universe, dimostra di essere un traditore. Della verità storica e della verità letteraria. Un traditore a fin di bene, che si fa carico della poetica e del portato di grandi scrittori della nostra tradizione e li manipola con lo scopo di utilizzarli come super eroi, deformandoli con intelligenza per renderli qualcosa di completamente diverso eppure portatore di un nucleo di verità, interpretata con libertà creativa.

Per capire di cosa stiamo parlando, dobbiamo parlare non solo di questo volume, che chiude le trame già in atto, ma di tutti e quattro i fumetti cui La Rosa ha dato vita in questi anni. Con Ugo Foscolo - Indagatore dell'incubo ha messo in moto la trama, in maniera surrettizia. Con Leopardi e Ranieri - Veri detective ha espanso l'universo e ha iniziato a darci qualche spiegazione, mostrandoci parte del quadro generale. Con Giuseppe Parini - Naufrago delle stelle, ha tirato le fila e ci ha mostrato la cornice generale. Una cornice che suona più o meno come segue.

Alessandro Manzoni, il villain, il super cattivo, la mente criminale di questa tetralogia, ha un piano: rendere tutti quanti felici sulla Terra. Perché la scienza e lo spirito critico sono inutili in presenza della gioia, della stolida soddisfazione. La razionalità e l'inchiesta generano dubbi per natura, ovvero incertezza, ovvero fragilità. Dando a tutti la felicità, Manzoni può distillare una mistica materia nera: l'oscurantismo. Il quale avvolgerà il pianeta intero, grazie a un piano da fantascienza che non stiamo ovviamente a spiegarvi. Riusciranno un poeta esiliato e disilluso dalla Rivoluzione Francese con il pallino per l'aldilà, uno scrittore razionalista e materialista mascherato da romantico che vede nella natura un'amorale matrigna meccanicista e un quasi Illuminista che fa poesia sui vaccini e la salubrità dell'aria a salvare il mondo dallo spegnimento delle coscienze e a proteggere il sano pessimismo dell'umanità intera?

Leopardi e Ranieri: Veri Detective

Questa è in soldoni la storia che Davide La Rosa ha intessuto per tre volumi, dotati di trama autoconclusiva ma intrecciati tra loro da un arco narrativo più ampio e centripeto, e che ora trova conclusione in un quarto libro, che prosegue sullo stile degli altri tre. La Rosa, continua a manipolare a piacimento i propri ricordi di studente liceale di Letteratura italiana, sublimando apparentemente i propri gusti letterari e le proprie simpatie in questa storia. La Rosa è comasco, dicevamo. Manzoni considerava Lecco uno dei più bei paesi del Mondo. Davide non poteva trovarlo troppo apprezzabile. Così come non deve aver digerito nemmeno la sua morale un po' passivista, tra il calvinista e il cattolico, che permea l'interezza de I promessi sposi, il romanzo fondativo della tradizione narrativa in prosa italiana. Per questo fa di Alessandro Manzoni il cattivo della storia, distillando alcuni aspetti della sua poetica in un personaggio altro, indipendente, diverso, di totale fantasia. E qui sta il suo tradimento.

La Rosa è bravissimo a mescolare la verità letteraria, la filosofia e la visione del mondo dei quattro grandi poeti con le sue inclinazioni personali, per creare tre eroi e un criminale tanto da feuilletton ottocentesco un po' steampunk quanto da Fumetto di fantascienza, mescolando il tutto con il suo stile visivo e narrativo. Quello del fumetto disegnato male e raccontato comparabilmente. Quello dello spiegone elevato a forma d'arte, non rifuggito, quasi a sottolineare che spiegare è l'unico modo vero per far capire un concetto. Quello della satira di parte, la sua, quella di Davide, esibita e messa in mostra, contro ogni pregiudizio, contro l'irrazionalità, contro il razzismo, contro l'antiscientismo. Tagliente, divertente, giocata sui giochi di parole come bisturi, a sezionare le convinzioni altrui e fare a fettine il bersaglio di turno.

Se guardiamo al progetto come a un tutt'uno, non possiamo che fare gli applausi a Davide. Ognuno dei volumi ci ha divertito molto. Forse, da questo punto di vista, quest'ultimo è il più fragile. Là dove ha potuto concentrarsi molto sui singoli personaggi, caratterizzandoli pian piano nel corso del volume, è stato più efficace. In quest'ultimo capitolo, il tentativo è quello di far ruotare tutto quanto attorno a Manzoni. Sarebbe dovuto essere lui la personalità attorno a cui tutti gli altri si muovevano in orbita, come satelliti. Il tentativo non è perfettamente riuscito e il malvagio romanziere non emerge come individualità, Manzoni non risulta il Thanos di La Rosa. Peccato. Sarebbe stato interessante vederlo messo sullo stesso piano dei suoi avversari, ma in Ballo Excelsior vincono la trama e l'ironia. Non che ci sia molto da lamentarsi.

Giuseppe Parini - Naufrago delle stelle, copertina di Gianluca Pagliarani

Il difetto principale della tetralogia del La Rosa Universe è però legato allo stile del suo autore che ha tentato, con un successo parziale, di parodizzare tre generi diversi di Fumetto nelle prime tre parti. Ha iniziato con le citazioni da Dylan Dog, è passato per la crime story ed è approdato alla Fantascienza. Oggi, rileggendo tutti e quattro i capitoli, sentiamo meno le differenze e più il peso della coerenza visiva e di stile. Se sei Davide La Rosa, hai il problema di non avere più registri. Il che non è un grande problema, se sei divertente e immaginativo come lui, ma quando dichiari in copertina di voler frequentare generi differenti, esponi in parte il fianco. Foscolo, Leopardi e Parini si somigliano molto più di quanto non si distanzino dal punto di vista del genere, a una lettura unificata.

Dettagli che non minano la sostanza del progetto. Ballo Excelsior è la degna chiusura di un ciclo di storie molto divertenti, che stanno decisamente tra le migliori dell'autore, sostenute da un'idea fortissima e da una capacità ammirevole di manipolare le personalità dei letterati tirati in ballo. Così come gli scienziati, i personaggi di finzione, i filosofi e tutti gli altri personaggi storici di cui La Rosa ha infarcito la trama, intricata e appassionante, di questi quattro fumetti. Si ride moltissimo, ci si confronta, in un finale che non ha paura di dire la propria, con la visione del mondo di Davide. C'è una sincerità intellettuale solida e percepibile in Ballo Excelsior, come nei suoi predecessori. Il che non significa che La Rosa dica solo e sempre la verità. O tutta. Non sui suoi personaggi. Mente sui suoi protagonisti, o dice la verità solo quando gli fa comodo, per essere sincero sulle cose del mondo. E intrattenerci nel frattempo. Niente male davvero.

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