Ballistic, la recensione

Abbiamo recensito per voi Ballistic, miniserie dei Black Mask Studios scritta da Adam Egypt Mortimer e disegnata da Darick Robertson

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


Condividi

Della casa editrice Black Mask Studios, fondata dal regista Matt Pizzolo e dal chitarrista dei Bad Religion Brett Gurewitz, vi abbiamo già parlato in occasione della pubblicazione di We Can Never Go Home. Tra gli altri progetti patrocinati da questa etichetta, che si pone come alternativa al fumetto mainstream proponendo opere più ricercate e fuori dagli schemi, troviamo una miniserie firmata da Adam Egypt Mortimer (testi) e Darick Robertson (disegni): Ballistic è un'opera decisamente sopra le righe in cui confluiscono diversi generi letterari, dal noir alla fantascienza, approdando al transrealismo, in un melting pot riuscito e dal forte impatto visivo.

Protagonista di quest'avventura, ambientata in un futuro ucronico, è Butch, tecnico riparatore di condizionatori dotato di una certa predisposizione all'ingegneria e in grado di creare una pistola senziente, Bang Bang, che lo accompagna nella vita di tutti i giorni. L'esistenza di Butch è chiusa sull'isola-stato galleggiante Repo City State, e continuamente frustrata da un lavoro che gli va stretto, dall'amore non corrisposto di Gennie e dalla volontà di diventare il boss della malavita locale. Ai boss, intanto, Butch offre i propri servizi di tecnico, anche per ripagare i debiti che ha contratto, fallimento dopo fallimento. Subdolo, vigliacco, approssimativo: così ci appare il protagonista di Ballistic, che decide di dare una svolta alla sua vita sottraendo i piani per una rapina al boss Kim-Duk Junior. Non tutto va per il verso giusto e un viaggio nella psiche malata dei suoi concittadini e della sua stessa città attende il nostro eroe.

La sceneggiatura di Mortimer, come dicevamo in apertura, è un intreccio che richiama nella struttura e nell'ambientazioni i romanzi noir. La vicenda prende spunto dalla voglia di Butch di riscattare la sua pessima condizione, sociale ed economica, e assurgere al ruolo di boss di Repo City. Da subito, però, lo scrittore amplia il suo raggio d'azione spostando l'attenzione anche sul contesto in cui il protagonista si muove, inglobando al suo interno un caravanserraglio di personaggi che portano in scena il degrado che caratterizza la città.

Anche in questo caso le ambientazioni non offrono solo una scenografia per le gesta di questo underdog, ma dialogano con lui, diventando a loro volta protagoniste della vicenda. L'utilizzo di un contesto fantascientifico rappresenta solo un pretesto per Mortimer per svincolarsi dalla realtà contemporanea e non abusare, così, di situazioni già viste. Nonostante pistole parlanti e macchine volanti, l'attenzione è infatti sempre rivolta al risvolto umano del racconto, alla crescita dei personaggi e alla loro reciproca connessione.

Nell'immaginare scenari futuri che estremizzano il decadimento della società in cui viviamo, Mortimer delinea uno scenario raccapricciante e perverso in cui il degrado contagia anche il lessico, che spesso rasenta il turpiloquio, ma sempre in maniera funzionale alla trama, affiancando di fatto la brutalità delle tavole di un Robertson in ottima forma. Il disegnatore traduce in immagini l'ottima intuizione alla base di Ballistic grazie al suo stile grottesco che non disdegna escursioni in campo splatter. La fantasia dell'autore lo conduce a dar vita a un mondo in cui gli oggetti prendono vita, sono fatti di carne, ossa e tessuti.

La miniserie è dedicata a Jean Giraud, e lo sforzo di rendere omaggio al genio visionario dell'artista francese trova il suo giusto compimento nelle splash page in cui Robertson si cimenta in rappresentazioni aeree di Repo City.

Risulta difficile, per non dire impossibile, scindere la componente narrativa da quella musicale quando si parla dei Black Mask Studios. Come gli underdog che hanno dato il via al movimento punk sul finire degli anni '70, Mortimer, Robertson, Pizzolo e Gurewitz usano il fumetto come strumento per demolire la società contemporanea, denunciandone le brutture e i controsensi, delineando scenari in cui il materialismo prende vita e si rivolta contro i suoi stessi creatori.

Ballistic è un calcio in culo ai benpensanti, ai fighetti col risvoltino e il cellulare sempre in mano. Un'opera dura, forte e controversa che si lascia apprezzare anche per una storia convincente e tavole stupende.

Continua a leggere su BadTaste