Ballata per Fabrizio De André, la recensione

Abbiamo recensito per voi la nuova edizione di Ballata per Fabrizio De André, opera di Sergio Algozzino

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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È vero che i miei personaggi mi sono simpatici; inoltre, nelle canzoni, mi piace salvare tutto ciò che gli altri condannano incondizionatamente per questioni di conformismo e di falsa morale. Credo molto nell’amicizia e nell’amore, ma in nient’altro.

Travestiti, prostitute, ladri e assassini. E ancora, re lussuriosi, giudici in cerca di riscatto, gorilla e bombaroli. Questo è il caravanserraglio di personaggi creati da Fabrizio De André, i protagonisti delle sue canzoni. Sin dagli esordi tra i solchi del 45 giri Nuvole barocche (1961) fino alle ultime note del disco Anime Salve (1996), i reietti, i vinti e i ribelli sono stati al centro di una poetica volta a scardinare il perbenismo imperante e a volgere lo sguardo su chi, per le proprie scelte, è stato emarginato dalla società.

Ballata per Fabrizio De André, anteprima 05

Emblematica, in tal senso, è la scelta di incentrare uno dei suoi lavori più illustri, La Buona Novella (1970), sulle figure di Gesù Cristo, Giuseppe e Maria, adattando in musica il Protovangelo di Giacomo: lontano dalla mitizzazione delle Sacre Scritture, la penna del cantautore genovese è sublime nel sottolineare la natura umana del figlio di Dio e le profonde conseguenze legate alla scelta di stare con i più deboli.

Proprio Marinella, Bocca di rosa, Tito, il Gorilla, Miché e altri indimenticabili personaggi sono i protagonisti della splendida graphic novel di Sergio Algozzino intitolata Ballata per Fabrizio De André, uscita originariamente nel 2008 per BeccoGiallo e ora nuovamente disponibile in libreria e in fumetteria, arricchita da una copertina inedita e da una Bonus Track in appendice.

Se il recente film di Luca Facchini Fabrizio De André – Principe Libero presenta la vita di Faber in maniera cronologica, ripercorrendo le tappe salienti della sua vita, l’opera di Algozzino rifugge da questo tipo di impostazione lineare e imprime un tocco personale al tutto lasciando che il palcoscenico sia esclusivamente a disposizione dei protagonisti delle canzoni. Ed ecco che, dopo la morte del suo autore, la variegata comitiva si ritrova a rendere omaggio alla figura che l'ha resa immortale.

Suddivisa in quattro capitoli, l’opera è strutturata come le diverse fasi che accompagnano un decesso – l’incontro, la veglia, il funerale e il commiato – e mette in scena, oltre alla vita di De André, le storie personali dei singoli partecipanti all’evento. Attraverso le loro parole, che in alcuni casi corrispondono a quelle del cantautore, entriamo subito in empatia con figure ormai familiari dalle fattezze ora ambigue (Tito, il Blasfemo, Bocca di rosa, Pasquale Cafiero), ora divertenti (Re Carlo, il Gorilla), ora drammatiche (Marinella, Miché).

Ballata per Fabrizio De André, anteprima 04

Partendo dai tratti e dalla caratterizzazione che lo stesso De André esplicita nei suoi testi, Algozzino rilegge e dà forma al cast del suo fumetto grazie a una matura sensibilità artistica e a una precisa conoscenza dell’autore, così come della sua poetica. Vista la natura corale del racconto, i toni variano di continuo, assecondando quelle che sono le inclinazioni degli interpreti di questa sentita ballata.

L'operazione conquista per l’originalità con la quale rende omaggio a uno dei grandi della Musica italiana; allo stesso tempo, affascina per la maniera in cui catturare la rabbia, la sofferenza, l’ironia e il dolore di brani quali Tre madri, Via del Campo o Il cantico dei drogati, ma anche per la capacità di riprodurre la stessa amara magia che scaturisce ogni qualvolta la testina del giradischi inizia a narrare le gesta di questi vinti.

A distanza di dieci anni dalla prima pubblicazione, resta invariato il grande impatto emotivo che si prova nel vedere su carta Bocca di rosa o il Blasfemo, interpreti immortali di storie universali che Algozzino modella con il suo tratto spigoloso, una linea spesso nervosa e graffiata. Le colorazioni ad acquerello, apparse già nella seconda edizione dell’opera, conferiscono maggiore profondità a un racconto che nella sua versione originale si presentava con una cupa monocromia. L’utilizzo del colore sposta la narrazione in una dimensione onirica più delicata e funzionale.

In coda, un corposo dietro le quinte che svela la genesi dei singoli personaggi, unitamente alla biografia e alla discografia del cantore genovese. La Bonus Track, infine, è una chiusa malinconica con la quale Algozzino cala definitivamente il sipario sulla toccante storia che rende omaggio al grande De André nel ventesimo anniversario della sua morte.

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