Bad Vegan: la recensione
La docuserie Bad Vegan non replica il successo di progetti come Tiger King e Il Truffatore di Tinder a causa di una narrazione dai troppi elementi lasciati in sospeso e tematiche interessanti solo sfiorate, mai approfondite
Dopo il successo di Tiger King e l'ondata di progetti dedicati a truffatori di vario genere, dalla serie Inventing Anna al documentario su Simon Leviev che ha conquistato i vertici delle classifiche di Netflix, la curiosità nei confronti di Bad Vegan: fama, frode e fuggitivi era piuttosto alta. Il risultato della docuserie prodotta per la piattaforma di streaming non è però all'altezza delle aspettative faticando a trovare l'approccio giusto allo scandalo che nel 2015 ha scosso il mondo della ristorazione newyorchese e lasciando fin troppe questioni in sospeso.
La trama di Bad Vegan
Al centro degli episodi c'è la storia di Sarma Melngailis, una famosa chef vegana che aveva conquistato la città di New York e attirato l'attenzione delle celebrities e dei media con il suo ristorante Pure Food and Wine, frequentato da star come Rooney Mara, Anne Hathaway e Alec Baldwin. Proprio l'attore, secondo quanto riportato nel documentario, avrebbe avuto un ruolo involontario nella catena di eventi che ha portato al crollo dell'impero della donna. Baldwin avrebbe infatti conosciuto, e aver tentato di frequentare, Sarma prima di incontrare, proprio nel ristorante vegano di New York, la sua futura moglie. Melngailis ha successivamente fatto la conoscenza via Twitter di Anthony Strangis, che usava il nome di Shane Fox, tramite i messaggi che l'uomo scambiava online con l'attore, di cui sembrava essere un amico. Sarma, dopo aver iniziato una relazione con Strangis, sarebbe stata isolata dai suoi amici e colleghi, allontanata dalla sua famiglia e convinta che avrebbe potuto ottenere successo e persino l'immortalità per se stessa e il suo amato cane. L'uomo, inoltre, avrebbe sostenuto di essere un agente segreto impegnato in varie missioni sotto copertura e avrebbe finto l'esistenza di un esperto in sicurezza pur di ottenere informazioni riservate e l'accesso alle password dei vari account di Sarma. La coppia si è quindi sposata quasi in segreto nel 2012 e nel corso degli anni Melgnailis avrebbe trasferito al coniuge, per vari motivi, oltre 1.6 milioni di dollari che Strangis ha invece speso in viaggi lussuosi e gioco d'azzardo nei periodi in cui sosteneva di essere in missione. Nel 2014 Sarma non è più riuscita a pagare il suo staff, situazione che ha portato a uno sciopero e alla raccolta di oltre 800 mila dollari grazie ad amici e investitori con la scusa di poter riaprire il ristorante. La cifra, tuttavia, è stata usata in modo illegale per ripagare i debiti di gioco di Strangis. Pure Food and Wine ha quindi chiuso definitivamente i battenti nell'estate 2015 con 84 persone rimaste a lungo senza stipendio mentre la proprietaria e il marito sono fuggiti, venendo poi arrestati nel maggio 2016 dopo aver ordinato una pizza, non vegana, a domicilio.
Una narrazione con troppe domande in sospeso
Gli episodi di Bad Vegan sono costruiti sulle interviste a Sarma, ai suoi dipendenti e ad altre persone coinvolte nei fatti, come l'ex moglie di Anthony Strangis.
Il problema principale del progetto diretto da Chris Smith è però nella sua precisa volontà di rimanere in sospeso tra la versione di Melngailis, con il suo racconto della progressiva discesa agli inferi, e quella di chi faceva parte della sua vita e ha osservato, tra preoccupazione e un pizzico di sarcasmo dopo quanto subito, il cambiamento avvenuto nella sua vita dopo l'incontro con Strangis.
In nessun momento la docuserie prova ad approfondire in modo serio dal punto di vista psicologico i motivi per cui una donna di successo e circondata da persone che potevano sostenerla e le volevano bene si sia avvicinata a un uomo che le ha fatto delle promesse irrealizzabili, mentendo e prendendo il controllo della sua vita. Il truffatore di Tinder riusciva a ricostruire l'esperienza delle vittime dando delle motivazioni razionali al motivo per cui le donne cadessero nella rete di inganni e menzogne di Simon Leviev e persino Inventing Anna, o per cambiare network The Dropout, permette di addentrarsi negli schemi che conducono a dare fiducia alla persona sbagliata, Bad Vegan rimane invece sulla superficie della questione, non chiarendo mai realmente il processo che ha portato alle drammatiche conseguenze economiche e personali. Non c'è da meravigliarsi che alcune delle persone intervistate non riescano, forse cinicamente ma al tempo stesso in modo naturale, a non trattenere le risate dopo aver saputo come l'uomo giustificasse la sua trasformazione fisica o le teorie legate alla possibilità di diventare immortali e far parte di una società segreta composta da persone in grado di non invecchiare e vivere per centinaia di anni. Le puntate, purtroppo, non si soffermano mai a delineare nel modo più accurato possibile la situazione di Sarma, il suo passato, i problemi che stava affrontando e l'hanno resa vulnerabile e una preda perfetta. Il progetto sembra voler limitarsi a narrare gli eventi senza mai andare a fondo degli argomenti, preferendo suggerire piuttosto che spiegare e mostrare le conseguenze invece che indagare sulle cause. Lo stupore dei dipendenti e degli amici di Sarma si trasferisce però agli spettatori, lasciati nel limbo di un racconto che scivola via senza mai cercare realmente una risposta.
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Una docuserie che delude le aspettative dopo il successo di Tiger King
Bad Vegan aveva inoltre tutte le carte in regola per sfruttare i passaggi più folli del racconto dando vita a una narrazione in grado di intrattenere e colpire l'immaginario collettivo come Tiger King. Con elementi come promesse di immortalità, "vestiti di carne", viaggi a Roma in cerca di segni sovrannaturali, l'ironia di essere arrestati dopo una lunga fuga a causa di un ordine non vegano e persino amicizie con senzatetto e celebrities, sulla carta i produttori avevano tutto il materiale a disposizione per confezionare un progetto in grado di intrattenere. La scelta di una struttura semplice e lineare dal punto di vista narrativo e visivo priva però di qualsiasi spettacolarizzazione la storia di Melngailis. La scelta, seppur comprensibile e rispettosa, rende la visione delle puntate poco coinvolgente e intrigante, al punto da non giustificare, nonostante gli innumerevoli elementi che compongono il caso, la lunga durata del progetto che avrebbe potuto sfruttare a proprio favore l'efficacia e il ritmo della sintesi mantenendosi all'interno dei confini temporali di un film documentario. L'epilogo, inoltre, sembra essere stato inserito appositamente per sviare l'opinione dello spettatore, non offrendo però alcun contesto a una telefonata tra coniugi che sembrerebbe dimostrare una realtà ben diversa da quella raccontata da Sarma. Una conclusione, quella di Bad Vegan, che fa emergere ulteriori domande destinate a non avere alcuna risposta, lasciando così un senso di frustrazione e insoddisfazione non necessario. La docuserie, per chi ama le storie bizzarre e i casi di storie d'amore da incubo, offre comunque del buon materiale e soddisfa chi è alla ricerca di una storia curiosa e ai limiti dell'incredibile. Dispiace, però, che si sia persa l'occasione di andare alla ricerca di una possibile verità tra le tante menzogne che compongono l'intricata storia, dal punto di vista legale e sentimentale.