Babyteeth voll. 1 - 2, la recensione
Abbiamo recensito per voi i primi due volumi di Babyteeth, serie Aftershock di Donny Cates e Garry Brown
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Dura la vita per Sadie Ritter, adolescente in dolce attesa: oltre alle tipiche difficoltà legate all'età e al suo stato interessante, la ragazza vive da emarginata la realtà scolastica e soffre per una situazione familiare delicata, tra un padre spesso assente per lavoro e una sorella maggiore dal vissuto travagliato. Sadie ignora però un aspetto che rende la sua storia ancora più agghiacciante: il bambino che porta in grembo è l’Anticristo.
Considerato la new sensation del Fumetto statunitense, lo sceneggiatore di Thanos, Doctor Strange e Venom continua a divertirsi nel presentarci personaggi problematici coinvolti nelle situazioni più assurde: dopo le vicende della famiglia Bowman, i vampiri texani protagonisti di Redneck, tocca ora ai Ritter ritrovarsi al centro di intrighi e faide millenarie.
Chi segue la neonata ma già sfolgorante carriera dello scrittore statunitense, tra lavori per le major e quelli per il mercato indipendente, non faticherà a riconoscere gli elementi peculiari della sua narrativa: la presenza dell’io narrante che porta avanti la vicenda, scandendone tempi e umori; una struttura molto articolata che, man mano che si procede nella lettura, si dispiega nella sua accattivante bellezza; personaggi magnetici dall'ottima caratterizzazione, i quali si muovono all’interno di una storia che declina in chiave mistica le problematiche dell’essere una ragazza madre. La somma di tutte queste parti dovrebbe portare all’ennesima ottima serie. Invece, così non è.
Purtroppo – ed è doloroso per chi scrive doverlo ammettere – Babyteeth non riesce a conquistare con la stessa profondità e incisività degli altri lavori dello scrittore. La "colpa" di Cates e Brown è quella di aggiungere troppi spunti senza approfondirli adeguatamente, né sfruttarli al massimo delle loro potenzialità. Il lettore viene sì travolto da un ritmo serrato e denso di avvenimenti, ma nessuno di essi riesce a creare la tensione, la drammaticità di una situazione divenuta ormai effettivamente ingestibile per Sadie e la sua famiglia.
Se i colpi di scena non sempre sono funzionali ad accrescere il pathos, nemmeno i disegni di Brown risultano impeccabili: in tavole così verbose diventa fondamentale l’espressività dei primi piani e delle anatomie dei personaggi (Venom e Thanos insegnano). Pur risultando piacevole, lo stile ruvido e spesso sgraziato del disegnatore di Black Road risulta poco congeniale per questo genere di racconto, di fatto non esaltando quanto dovrebbe le suggestioni generate dalla prosa di Cates.
Nella speranza che i prossimi capitoli riescano ad aggiustare il tiro di questa storia piena di potenziale, salutiamo con un po’ di amarezza i primi due volumi di Babyteeth. Non tutte le ciambelle escono col buco, e nemmeno l'attuale golden boy del Fumetto americano sfugge al proverbio.
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