Baby Boss 2, la recensione
Partendo di nuovo da presupposti molto banali e di scarsa coerenza Baby Boss 2 è un film scritto e diretto con mirabile intelligenza
È una serie stranissima quella di Baby Boss, sembra essere stata creata con gli intenti più banali e la metafora meno sofisticata (un banale ribaltamento, neonati che si comportano da adulti con avventure da adulti mentre gli adulti si comportano da bambini), e invece poi è scritta e diretta molto bene. Era vero per il primo film, che ambiva addirittura ad essere un film Pixar fallendo, ma solo per essersi fissato un obiettivo eccessivo, ed è vero per questo sequel che abbassa le ambizioni e così facendo le centra perfettamente.
Certo senza molta fantasia Baby Boss 2 si limita a trovare un espediente per prendere i due personaggi principali, ora adulti, e farli tornare bambini. Quello che però accade da lì in poi e la maniera in cui sembrano animare in CG con la testa da animatori 2D (un po’ quello che fa Genndy Tartakovsky nella serie Hotel Transylvania) è una fucina di trovate, spesso così tante che molte finiscono sullo sfondo e sta allo spettatore notarle (come la canzone del saggio della scuola dei bambini, tutta carina, ma sulla tragedia del riscaldamento globale e tesa ad incolpare i genitori). La mano di Michael McCullers continua a sentirsi.