Awake, la recensione
Questa volta la razza umana rischia l'estinzione per mancanza di sonno, ma Awake fa di tutto per essere solo azione e niente testa
C’è tutto un background clamorosamente non sfruttato in Awake, un elefante nella stanza attorno al quale il film gira intorno perdendo un’occasione.
Questo è l’elefante, il fatto che Awake è (nella sua sinossi) la potenziale storia dell’America che fa i conti con i propri peccati in una sorta di contrappasso dantesco. Il paese che ha chiuso gli occhi davanti alle torture perpetrate ora è torturato dal pianeta che, non si sa perché, gli impedisce di dormire. Invece non è questa l’intenzione del film, tutto il mondo è interessato dal mutamento che non è chiaro perché o come sia arrivato e il passato della protagonista è utile solo al suo rapporto con i cattivoni.
Svicolata ogni implicazione davvero interessante, Mark Raso si limita a cercare di mandare in porto quello che è diventato un film d’azione con un ex militare che protegge i figli dagli altri (solo che stavolta l’ex militare è donna, Gina Rodriguez, non imparentata con Michelle nonostante il film cerchi di suggerirlo). Sa gestire abbastanza bene le parti d’azione ma malissimo quelle emotive, lavorando solo di grana grossa. Come del resto è anche molto poco curata e frettolosa tutta la logistica (com’è che tutti impazziscono in fretta per la mancanza di sonno e invece le persone importanti per il film rimangono lucide molto più a lungo?).
Tutto ciò che presenta una difficoltà il film lo salta a piedi pari, non lo spiega, non lo usa per suggerire altro, non lo dosa e alla fine proprio non lo considera. Anche uomini e donne al quarto giorno senza sonno diventano la cosa più banale che possono diventare: zombie. Entità con cui non si può dialogare, ovviamente violente, dominate da istinti, che si muovono in branchi. Peccato perché invece il finale (che sembra uscito da un altro film di Cuaron, Gravity) sarebbe pure buono...