Avengers: Standoff Alfa, la recensione

Abbiamo recensito per voi Avengers: Standoff Alfa, albo d'esordio per il primo crossover della Nuovissima Marvel

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Benvenuti a Pleasant Hill, benvenuti nel sogno americano. Una villa su due livelli, il giardino da curare, l'auto parcheggiata nel garage e la TV via cavo dove condividere con la famiglia momenti spensierati dopo una dura giornata di lavoro. Quante volte abbiamo visto immagini del genere nella narrativa statunitense e quante abbiamo scorto dietro a questa cortina di pace e serenità terribili minacce pronte a emergere nella loro brutale violenza come in certi romanzi di Stephen King? Pleasant Hill è anche lo scenario nel quale è ambientato il primo crossover della Nuovissima Marvel, e, se il buongiorno si vede dal mattino, sarà tra più belli e intensi degli anni.

Stiamo parlando di Standoff, saga che coinvolgerà le principali testate degli Avengers e quella di Capitan America in un'altalena di emozioni e colpi di scena che saprà conquistarvi per il taglio maturo e fanta-politico garantito dall'attenta e lucida gestione di Nick Spencer. Ma procediamo per gradi, non lasciamoci trasportare dall'urgenza di trasmettere l'enorme portata delle due storie contenute in Avengers: Standoff Alfa, volumetto edito da Panini Comics.

Nata dalle ceneri di Secret Wars, la Nuovissima Marvel è partita raccontando le avventure della realtà della Casa delle Idee otto mesi dopo gli eventi della miniserie di Jonathan Hickman ed Esad Ribic. Questo lasso di tempo resta carico di misteri e avvolto in una nebbia che un po' alla volta i vari autori provano a dipanare snocciolando piccoli episodi inediti; in particolare apprendiamo che lo S.H.I.E.L.D. aveva in programma di attuare un progetto di sicurezza denominato Kobik che prevedeva l'uso di frammenti di diversi Cubi Cosmici al fine di modificare la realtà e ovviare ai problemi conseguenti la cattura dei supercriminali. A svelare i retroscena del progetto Kobik è stato il Sussurratore, una sorta di Edward Snowden dell'Universo Marvel che ha reso pubblici i file classificati e impedito così l'attuazione di questa misura detentiva al limite della moralità.

Questo l'antefatto dal quale prende il via Avengers Standoff: Benvenuti a Pleasant Hill. Entrare troppo nel dettaglio significherebbe svelare i tanti colpi di scena che vi stordiranno durante la lettura di questi emozionanti primi due capitoli. Azione, scontri ideologici e il ritorno di villain che si pensava scomparsi caratterizzano le 72 pagine che compongono il volumetto: pagine in cui non ci sono attimi di pausa, né abbassamenti di tensione.

La storia imbastita da Spencer, infatti, mantiene costantemente elevato il ritmo narrativo, un taglio che abbiamo già apprezzato sulle pagine della serie di Capitan America; tant'è che i principali protagonisti sono proprio Steve Rogers, Sam Wilson e Bucky Barnes, gli ultimi tre ad aver impersonato la Sentinella della Libertà. I temi trattati lasciano maturare i semi gettati nella serie originaria e li portano a un livello ancora più estremo e radicale in cui la linea che separa i buoni dai cattivi diventa sempre più labile e, a un certo punto, quasi obsoleta. Fino a che punto i tutori dell'ordine possono spingersi pur di garantire la pace? Può essere perdonato chi commette un errore, quand'anche quest'errore abbia comportato lo spargimento del sangue di innocenti? Oppure, come sostiene Maria Hill, non c'è redenzione per queste persone?

L'irrisolta questione del controllo delle vite altrui e del machiavellico "il fine giustifica i mezzi" prorompono in una storia Marvel con piglio e decisione: come già successo in Civil War, questi temi vi spingeranno a prendere una posizione netta di apertura o chiusura verso i singoli personaggi, che potrebbero uscire stravolti da questa storia. Geniali alcune soluzioni di Spencer che evidenziano l'incapacità e il fanatismo di certi collaboratori della Hill; limiti umani che potrebbero mettere in serio pericolo l'equilibrio che proprio lo S.H.I.E.L.D. dovrebbe difendere. Sapiente anche la gestione dei diversi momenti della narrazione, in cui azione e colpi di scena si alternano a fasi ricche di spunti e approfondimenti che vi permetteranno di cogliere i diversi livelli di lettura di questo Standoff.

Se il nome di Spencer è garanzia di una storia solida e forte, altrettanto sicura è la prova che ci regalano Mark Bagley e Jesus Saiz. Il primo è un decano degli artisti Marvel, il quale dopo una fase iniziale legata a Spider-Man, ha prestato la sua arte a quasi tutti i personaggi della Casa delle Idee, riuscendo a valorizzarli e offrici la sua personale visione. Il suo tratto, una via di mezzo tra realistico e cartoonesco, ben si adatta ai toni patinati di certe scene ambientate a Pleasant Hill, sempre dinamico e fluido anche nelle fasi concitate della narrazione: una prova ispirata e convincente, a riprova del talento di un artista poco valorizzato dai piani alti della Marvel.

Saiz, invece, dopo una vita alla Distinta Concorrenza, passa a disegnare personaggi nuovi e lo fa con una bravura e una sicurezza davvero notevoli. Il suo tratto ben si amalgama con quello di Bagley, creando una continuità grafica che dona omogeneità al brossurato. L'artista spagnolo è inoltre dotato di uno stile più realistico e spigoloso, cosa che conferisce maggiore espressività in certi passaggi salienti della storia.

La sfida importante che adesso attende Standoff è quella di riuscire a mantenere vivi gli stessi toni e lo stesso carattere maturo, anche quando il testimone passerà in mano ad altri team creativi. Sovente, infatti, le buone idee e lo sviluppo di trame che prevedono vari tie-in perdono lo spirito primigenio facendo registrare passaggi a vuoto che vanno a inficiare la resa finale. Come detto in apertura, se il buongiorno si vede dal mattino non possiamo che attendere fiduciosi l'evolversi di questo crossover. Appuntamento sulle pagine di Agenti dello S.H.I.E.L.D. 1, secondo capitolo di quest'avvincente epopea Marvel.

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