Avengers: Infinity War, la recensione
Un incastro di mostruosa perfezione, Avengers: Infinity War ha 12 protagonisti che con i pochi minuti a disposizione si fanno tutti valere e i cui diversi toni convivono
È una scelta forte, perché siamo in una situazione altamente drammatica che non abbiamo vissuto ma di cui vediamo solo la tragica parte terminale. Quest’inizio imposta il tono di un film di distruzione, come ampiamente annunciato, in cui in ballo c’è la posta più alta possibile e in cui il processo di ampliamento del terreno di gioco operato dalla Marvel (sempre meno sulla Terra sempre più nello spazio) arriva finalmente a comprendere “l’universo tutto”.
Perché in definitiva questa è la grande sfida dei film Marvel: dimostrare di padroneggiare una gamma di sfumature di “commedia” così ampia da riuscire a raccontare con essa qualsiasi storia e toccare qualsiasi corda. Cambiare l’intrattenimento dandogli un senso più ampio. Ogni personaggio incarna una gradazione diversa di commedia e che tutte queste possano convivere in un solo film è incredibile. Whedon aveva per primo tracciato la strada ma qui, visto il peso specifico del film e la quantità di intrecci ed eventi da narrare, siamo ad un livello di perfezione quasi millimetrica. Tutti hanno uno spazio necessariamente breve in cui dare il massimo, farsi valere e giocare la loro parte nella trama, tutti devono presenziare senza che sembri che stiano presenziando (tutti tranne uno, che compare brevemente all’inizio e sarà evocato per tutto il film facendosi desiderare senza comparire più, l’asso nella manica del prossimo film).
Ma lo spettacolo vero (e imprevisto!) di questo finale della Fase Tre dell’universo Marvel è Thanos, villain non cattivo che non odia nessuno, non animato da malvagità e anzi dotato di un’etica, opposta ai protagonisti chiaramente, ma non egoista. È subito chiaro infatti che non siamo di fronte al bene contro il male, ma a due visioni di come debba essere la società (anche la nostra, visto che i problemi cui fa riferimento Thanos sono gli stessi del nostro pianeta) che si scontrano in maniera estrema, non al solito democrazia contro autocrazia. Thanos ha una personalità, dei drammi di cui partecipiamo e delle esitazioni da cui essere colpiti. Josh Brolin gli dona delle note fragili non prevedibili e ancora più stupefacenti in un film con 12 protagonisti e un numero almeno equivalente di comprimari.