Atto di Dio, la recensione
Con Atto di Dio, di Giacomo Nanni, siamo portati a osservare il mondo da molteplici punti di vista
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Uno dei più grandi poteri delle storie è l'empatia, la capacità di far immedesimare il lettore in quello che il protagonista vive, racconta, prova, sogna.
Atto di Dio comincia raccontando la storia di un cerbiatto che affronta il traffico stradale per trasferirsi in un parchetto e vivere accanto agli esseri umani, i quali lo osservano incuriositi; c'è chi gli scatta delle foto, chi è affascinato dalla sua libertà, chi critica la sua nuova collocazione e vorrebbe prendere provvedimenti, così da evitare rischi a lui e alle macchine di passaggio.
Graficamente, Nanni sta sperimentando da anni un utilizzo sempre più elaborato dei retini, e in questo volume raggiunge una consapevolezza stilistica superiore, con un risultato che ricorda il puntinismo del movimento impressionista. Le tinte piatte sono a loro modo dotate di sfumature interne, i colori accesi hanno una versatilità che non ci aspetteremmo, mentre silhouette nere e paesaggi naturali riescono a risultare espressivi come fossero dei volti umani.
Lo schema ripetitivo della pagina a due vignette, così come lo sfruttamento misurato dei balloon a favore di un maggior utilizzo di didascalie e illustrazioni mute, detta un ritmo di lettura differente da quello a cui siamo abituati sfogliando un fumetto. Atto di Dio sembra allontanarsi dalla comune concezione di questo mezzo espressivo, pur essendone un esemplare affascinante dotato di una forte identità: è un'opera suggestiva destinata a dividere i lettori, allo stesso modo in cui il cerbiatto all'inizio del volume modifica il regolare flusso delle automobili; qualcuno non capirà perché abbia voluto allontanarsi dal suo habitat naturale, qualcun altro ammirerà il suo spirito libero, mentre altri ancora criticheranno duramente la sua decisione.
Atto di Dio è una storia di unicorni e terremoti che nella sua straordinarietà ci ricorda che esiste un differente approccio attraverso il quale ogni giorno possiamo guardare il mondo che ci circonda.