Atto di Dio, la recensione

Con Atto di Dio, di Giacomo Nanni, siamo portati a osservare il mondo da molteplici punti di vista

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


Condividi

Atto di Dio

Uno dei più grandi poteri delle storie è l'empatia, la capacità di far immedesimare il lettore in quello che il protagonista vive, racconta, prova, sogna.

Ci sono casi in cui la stessa vicenda viene mostrata da più punti di vista: emblematico punto di riferimento è Rashomon, di Akira Kurosawa, in cui l'omicidio di un samurai viene narrato attraverso quattro versioni contrastanti. Il Cinema e la Televisione hanno utilizzato in più occasioni questo espediente narrativo - Crash e Lost, per citarne due tra gli esempi più noti - ma anche il Fumetto è un medium che si presta a sfruttarlo in modo efficace, come ha fatto Frank Miller con le sue trame incrociate di Sin CityGiacomo Nanni fa suo questo concetto per raccontare come tutto sia connesso, come gli esseri viventi, gli oggetti inanimati e il pianeta stesso facciano parte di un grande disegno divino in cui tutto è collegato.

Atto di Dio comincia raccontando la storia di un cerbiatto che affronta il traffico stradale per trasferirsi in un parchetto e vivere accanto agli esseri umani, i quali lo osservano incuriositi; c'è chi gli scatta delle foto, chi è affascinato dalla sua libertà, chi critica la sua nuova collocazione e vorrebbe prendere provvedimenti, così da evitare rischi a lui e alle macchine di passaggio.

Questa frattura nella quotidianità di una piccola comunità viene raccontata prima dall'animale e poi dagli esseri umani, con l'occhio del lettore che si espande sempre di più, fino a scoprire dove si svolge la storia e di quali eventi ben più sconvolgenti tratta. La forma, in questo caso, è innegabilmente anche significato: i continui balzi da un narratore all'altro, con ingegnose soluzioni che non rendono ripetitivo tale meccanismo, sono i tasselli di un puzzle attraverso il quale trascendiamo la nostra individualità per tendere a una consapevolezza globale.

Atto di Dio

Graficamente, Nanni sta sperimentando da anni un utilizzo sempre più elaborato dei retini, e in questo volume raggiunge una consapevolezza stilistica superiore, con un risultato che ricorda il puntinismo del movimento impressionista. Le tinte piatte sono a loro modo dotate di sfumature interne, i colori accesi hanno una versatilità che non ci aspetteremmo, mentre silhouette nere e paesaggi naturali riescono a risultare espressivi come fossero dei volti umani.

Lo schema ripetitivo della pagina a due vignette, così come lo sfruttamento misurato dei balloon a favore di un maggior utilizzo di didascalie e illustrazioni mute, detta un ritmo di lettura differente da quello a cui siamo abituati sfogliando un fumetto. Atto di Dio sembra allontanarsi dalla comune concezione di questo mezzo espressivo, pur essendone un esemplare affascinante dotato di una forte identità: è un'opera suggestiva destinata a dividere i lettori, allo stesso modo in cui il cerbiatto all'inizio del volume modifica il regolare flusso delle automobili; qualcuno non capirà perché abbia voluto allontanarsi dal suo habitat naturale, qualcun altro ammirerà il suo spirito libero, mentre altri ancora criticheranno duramente la sua decisione.

Atto di Dio è una storia di unicorni e terremoti che nella sua straordinarietà ci ricorda che esiste un differente approccio attraverso il quale ogni giorno possiamo guardare il mondo che ci circonda.

Continua a leggere su BadTaste