Attenti al Gorilla, la recensione

Completamente assurdo nelle premesse e coerentemente anche nell'umorismo, Attenti la Gorilla è però poi incredibilmente convenzionale nella sua parabola

Critico e giornalista cinematografico


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C’è una famiglia in fase di divorzio, un ovvio nuovo marito da sposare e i bambini da conquistare: è la commedia famigliare perfetta. Eppure più va avanti più Attenti al Gorilla sembra volerla distruggere a colpi di comicità demenziale. Spoiler: non ci riuscirà, ma il tentativo è ammirabile.

Infatti invece che trasformarsi in un film di Pieraccioni, o in uno (ancora) più sempliciotto con Luca Argentero, questo film prende la trama e la porta subito verso una una deriva nonsense mettendo al centro di tutto (nel ruolo del marito e padre) un avvocato con studio dentro un beauty center che usa l’estetista come segretaria (Diana Del Bufalo, che con Frank Matano forma una gran coppia) e accetta un gorilla in casa, il quale poi non si trova troppo male e fa amicizia con il vicino invadente.

Questo film piccolo ma pieno di attori è assurdamente demenziale ma è anche girato facendo coincidere intreccio folle con umorismo folle, aspira a essere qualcosa di diverso ma rimane per molti versi ancorato alla comicità classica e così espone tutta la contraddizione tra tradizione e innovazione del cinema italiano. Voler essere diversi ma rimanere ancorati alla tradizione.

Frank Matano è ormai ampiamente approdato ai ruoli protagonisti e ci è riuscito, in linea di massima, senza rinunciare alla parte migliore del suo umorismo che tuttavia, eccezion fatta per Tonno Spiaggiato (film che era di fatto “suo”), fatica a prendere il potere sull’umorismo tradizionale all’interno dei film cui partecipa. È una lotta e ogni pellicola ha diversi gradi di vittoria e sconfitta.

Questo film è forse una delle vittorie maggiori. Matano non è sceneggiatore ma è evidente come sia molto a suo agio con il tipo di comicità di Attenti al Gorilla, ovvero quel punto in cui il demenziale incontra lo stereotipo più trito in assoluto e inizia a lavorarci sopra fino a trovare una stupidità comica originale, frutto dell’unione tra frasi fatte e idee assurde, la presa in giro dell’uomo medio attraverso un imbecille che si atteggia a uomo medio, come fosse un’aspirazione. Non è certo Zalone (che passa il film a insultare tutti e svelarne la mediocrità abbassandoli al suo livello), né un qualsiasi comico cinematografico tradizionale italiano, solitamente impegnato a far ridere aspirando a essere bello, cool o potente. Lo scemo comico di Matano è quello dalle soluzioni molto peggiori dei problemi che affrontano, e dall’umorismo che con una calma, un sorriso e una serenità invidiabili va sul pesantissimo.

Tra un’ossessione inspiegabile (e per questo divertente) tra animali e celebrity e una serie di obblighi che invece non servono bene il film, come quello di doppiare il gorilla (dettaglio di fatto ininfluente sulla storia e sul divertimento del pubblico, non fosse per l’ossessione con Pupo), Attenti al Gorilla è un’operazione strana, in cui Lillo si trova benissimo e addirittura Scianna trova un personaggio perfetto, anch’esso fortissimamente medio ma spietato, il risvolto della medaglia di Matano.

Purtroppo però nel complesso il film mette in evidenza la fatica che il nostro cinema fa a liberarsi dell’idea che non ci siano alternative a queste trame e questi svolgimenti famigliari e rassicuranti, che non si possa fare commedia in altri modi anche là dove si vorrebbe. Perché ad esempio, contro ogni regola della commedia italiana, Miniero cerca di fare un uso diverso di Napoli, non la usa per il dialetto che è solo accennato e mai arma comica (cosa incredibile!) ma per lo sfondo, per il contesto, il mondo e le facce e corpi intorno agli attori. Addirittura usa degli establishing shot da documentario che creano piacevoli dissonanze con il resto del tono del film che tuttavia, inevitabilmente, traccerà una parabola rassicurante invece di perturbante.

Un finale d’azione molto goffo e dissonante completerà la grande cupola del bene su cui non si scherza (come invece faceva Matano in Tonno Spiaggiato, che pareva la presa in giro della commedia ecumenica italiana e del suo buonismo finale), l’anima tradizionale che non ci scrolliamo di dosso e che impedisce ad Attenti al Gorilla di essere a tutti gli effetti un alieno assurdo e unico, da che ne avrebbe le potenzialità.

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