Attack the Block - la recensione
Tra l'abilità del primo Spielberg e il rigore di uno Spike Lee, il nuovo talento inglese Joe Cornish si muove come un maestro...
Passato già ovunque, uscito in quasi tutti i paesi tranne il nostro (eppure la Filmauro ne ha acquistato i diritti di distribuzione), Attack the block è stato incensato da tutti come uno dei migliori film della stagione. Di certo il più sincero e immediato. Con pochissime velleità intellettuali, una metafora chiara e sbattuta in faccia fin dall'inizio (la violenza che provochi ha delle conseguenze, e nei posti come South London non ci sono sconti di pena per nessuno), tanto divertimento e una coscienza di ferro, Joe Cornish confeziona un debutto da urlo (sia come regista che come sceneggiatore).
L'abilità che Cornish ha di fondere l'intrattenimento più leggero con la morte più drammatica, i personaggi più divertenti e amabili (del resto quando hai Nick Frost come guest star...) con i retroscena più sconfortanti, è da manuale.
Tutto si svolge sotto l'egida di Edgar Wright, che prima ha tenuto a battesimo Cornish in tv e poi l'ha aiutato a produrre Attack the block. Dei film di Wright, questo ha la perfezione tecnica, la tenuta impeccabile e l'amore sviscerato per i meccanismi del cinema, ovvero per quel sottile alternarsi di battute, per i personaggi che si evolvono con grazia e per una direzione degli attori fuori dal comune. Lo si vede chiaramente nel personaggio di Pest, il deuteragonista dalle forti passioni interpretato da Alex Esmail, scavezzacollo in grado di esaltarsi per una follia pericolosa come d'innamorarsi, mutando in un lampo l'espressione in volto.
Attack the block insomma riesce nell'impresa dei migliori film (a prescindere dal genere cui appartengono), catturare la vitalità dei propri personaggi e gestirla lungo tutto un racconto.