Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream, alchimia e fan service | Recensione

Dopo numerose ore passate a creare oggetti, siamo finalmente pronti per parlarvi di Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream

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Uscito inizialmente in Giappone, Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book ha lentamente conquistato i giocatori di tutto il mondo. Il titolo sviluppato da GUST Studios è poi arrivato in Italia nel 2016, dimostrando a tutti come un JRPG non debba per forza essere costituito solamente da combattimenti a turni. L’idea alla base di Atelier Sophie, infatti, è quella di sfruttare le doti alchemiche della sua protagonista, mescolando sapientemente farming e divertenti puzzle. Il tutto con la giusta dose di fan service.

È con sincero interesse che ci siamo quindi avvicinati ad Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream, sequel diretto delle avventure del 2015. Ventitreesimo gioco della saga Atelier, il titolo è disponibile dallo scorso 24 febbraio su PlayStation 4, PC e Nintendo Switch. Ma varrà la pena mescolare gli ingredienti ancora una volta, oppure la serie ha ormai perso il proprio fascino?

FILLER O NON FILLER?

La trama di Atelier Sophie 2 comincia esattamente dopo il finale del primo capitolo, con la giovane alchimista Sophie e l’automa Plachta decise a migliorare le proprie abilità magiche. Durante il loro viaggio verso la scuola che darà a Sophie il certificato di alchimista, le due ragazze si imbattono in uno strano albero, del tutto identico a quello visto in sogno da Plachta. Improvvisamente le nostre due eroine vengono risucchiate da un portale, che le separa e le proietta in una dimensione parallela. Lo scopo di Sophie sarà quindi quello di ritrovare l’amica e scoprire come tornare alla propria vita di prima.

La narrativa di The Alchemist of the Mysterious Dream funziona, ma non riesce mai a stupire veramente. La maggior parte dei personaggi del gioco rimane piatta e/o basata sugli stereotipi di questa tipologia di racconti, mentre la trama di fondo ha il sapore di essere un filler tra il già citato primo capitolo e il terzo episodio, costituito da Atelier Firis: The Alchemist and the Mysterious Journey. I rapporti tra i personaggi evolvono durante lo sviluppo della storia, ma, senza voler anticipare troppo, alcuni di essi non riescono a trovare uno sbocco finale. Si ha la sensazione di un racconto contenuto, in attesa di una sequenza narrativamente più interessante. Sequenza che, però, arriva solo nel finale e che soddisfa solo parzialmente le aspettative.

Sia chiaro: Atelier Sophie 2 diverte e intrattiene per tutta la sua durata, ma senza mai brillare davvero.

Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream

MESCOLA E COMBATTI

Pad alla mano ci troviamo ancora una volta di fronte a un titolo che mescola combattimenti a sequenze legate all’alchimia. Gli scontri a turni non introducono nulla di nuovo rispetto a quanto, da tempo, ci hanno abituati gran parte dei giochi degli ultimi anni. L’elemento più interessante è sicuramente legato alla gestione delle unità in campo. Le battaglie, infatti, ci vedranno schierare in campo tre differenti personaggi, mentre altrettanti saranno adibiti a retroguardie. Le retroguardie forniranno aiuti e abilità extra alle avanguardie, che alterneranno attacchi, abilità e magie per avere la meglio sui nemici. Nonostante una difficoltà tarata verso il basso, gli scontri guadagnano quel pizzico di tattica da renderli interessanti e, in alcuni casi, persino avvincenti.

A nostro parere molto più curato è il sistema di alchimia che sta alla base del gameplay. Raccogliendo materiali dagli scontri o dal mondo di gioco potremo creare una vasta quantità di oggetti, alcuni dei quali necessari per crearne degli altri, dando così vita a una catena di crafting estremamente curata. Più oggetti creeremo e più le abilità della nostra Sophie miglioreranno, permettendole di dare vita a equipaggiamenti sempre più forti e a strumenti necessari tanto in battaglia quanto per soddisfare le numerose quest secondarie che saremo chiamati ad affrontare.

Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream crea dipendenza. Attraverso meccanismi ludici che spesso abbiamo riscontrato nei titoli free-to-play per cellulari, i ragazzi di GUST riescono a mantenere salda l’attenzione del proprio pubblico. Una volta avviato il titolo c’è sempre qualcosa da fare, qualche nemico da combattere o qualche oggetto da creare. Il tutto mentre si esplora un mondo colorato e dall’innegabile fascino.

Atelier Sophie 2

FAN SERVICE MON AMOUR

Da un punto di vista tecnico, Atelier Sophie 2 non brilla certo per i modelli poligonali dei personaggi o per le loro animazioni. Nonostante una rigidità ben evidente, il character design e la cura riposta negli ambienti ci ha sinceramente stupito. L’aspetto dei vari protagonisti sembra essere stato ideato puntando al puro fan service. Non che questo sia un problema (anzi), ma ci sentiamo di evidenziare questa precisa scelta estetica. Il risultato finale è un bel vedere, che inganna i limiti tecnici e che ci ha colpito in più di qualche momento.

Splendida la colonna sonora che, grazie ai suoi toni freschi e allegri, ci ha accompagnato per l’intera avventura. Il gioco è doppiato esclusivamente in giapponese, mentre i sottotitoli sono presenti anche in lingua inglese. Niente da fare, purtroppo, per l’italiano, ma ammettiamo che la scarsa complessità dei dialoghi ci ha permesso di seguire tranquillamente tutti gli sviluppi della storia.

Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream non farà certo la storia dei JRPG. Allo stesso tempo, però, si è rivelato un titolo piacevole, divertente e capace di farci passare delle splendide serate sospese tra esplorazione, combattimenti e crafting. Se amate lo stile fortemente nipponico e siete alla ricerca di un’opera colorata e affascinante, l’ultima fatica di GUST Studios potrebbe essere proprio quello che state cercando. Se, al contrario, non vi siete mai avvicinati ai giochi di ruolo orientali, non saranno Sophie e Plachta a farvi cambiare idea.

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