Asterix e il Segreto della Pozione Magica, la recensione
Attualizzato non solo quanto a disegni ma anche a tono, Asterix e Il Segreto della Pozione Magica si solleva nel finale
Per fortuna dopo un inizio un po’ infelice Asterix e il Segreto della Pozione Magica (il primo film di Asterix a non essere tratto da un volume cartaceo dai tempi delle 12 fatiche) ingrana bene nella seconda parte, quando la storia dell’eredità di Panoramix, che in seguito ad un piccolo incidente decide di cercare tra gli altri druidi un successore cui rivelare la formula della pozione, smette di essere un preambolo e diventa un intreccio. Spunta dal passato un acerrimo nemico di Panoramix che prima era fraterno amico, arrivano i romani (stupenda l’entrata in scena del palazzo di Cesare) e tutto cambia di nuovo.
Certo l’alternanza tra azione e gag è un po’ meccanica (là dove il bello dei cartoni classici era proprio che le gag fossero intrecciate al racconto della trama), queste sono lasciate solo ad alcuni personaggi separati dal gruppo verso cui il montaggio taglia quando è il momento per poi tornare alla storia, e l’impressione spesso è che le sequenze animate in 2D (come i ricordi mostrati in forma di bozze) siano più inventivi ed espressivi del resto del film, ma Asterix e il Segreto della Pozione Magica, specie nel lungo finale, sa dimostrare di fare quel che i cartoni sempre meno fanno: creare un senso vero di minaccia, coalizzare i protagonisti verso un grande obiettivo e non temere la gravitas.