Astarte, la recensione
Abbiamo recensito per voi Astarte, opera incompiuta di Andrea Pazienza pubblicata da Coconino Press
Riconosciuta come una delle più malinconiche del fumettista, l'opera viene qui riproposta in una versione mai vista prima: in ampio formato e con l'ingrandimento di una singola vignetta per ogni pagina. Il risultato visivo è di grande d'impatto, con una serie di tavole in bianco e nero cariche di poesia, a metà tra il reale e l'onirico - da qui il sottotitolo Sogno di Astarte - proprio come ogni buona storia che affonda le radici nei fumosi meandri della memoria.
L'autore ascolta le sventure del cane da guerra per poi proporre ai lettori delle immagini cariche di dettagli: dalle immense vedute dei paesaggi calpestati dai soldati a quelle più famigliari, dove Astarte ricorda le sue dure origini, mostrandolo sia in tutta la sua imponenza di condottiero che nella più profonda tenerezza di cucciolo.
L'unica porzione di conflitto rappresentata nel dettaglio è lo scontro tra animali, ancora una volta metafora di qualcosa di più grande, con il tratto di Paz che raggiunge il massimo della sintesi, poche linee che disegnano concetti ambivalenti: da un lato figure che si contorcono in una rotta feroce, dall'altro visi quasi umani, carichi di sentimento.
La Seconda Guerra Punica diventa così uno sfondo, con tutto quel che non riguarda strettamente i personaggi che va sfumando sempre di più, verso una conclusione che lascia visibili solo i volti di due fratelli esausti, sognanti e segnati dal dolore di un consapevole commiato che, ancor più tristemente, non avrà mai luogo.
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