Astarte, la recensione

Abbiamo recensito per voi Astarte, opera incompiuta di Andrea Pazienza pubblicata da Coconino Press

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Coconino Press riporta sugli scaffali delle fumetterie e delle librerie Astarte, il fumetto incompiuto di Andrea Pazienza dedicato all'omonimo molosso di Annibale e pubblicato originariamente sulla rivista Comic Art. Questa edizione di pregio offre ai lettori anche una prefazione firmata da Roberto Saviano e un’appendice storiografica dedicata al condottiero cartaginese.

Riconosciuta come una delle più malinconiche del fumettista, l'opera viene qui riproposta in una versione mai vista prima: in ampio formato e con l'ingrandimento di una singola vignetta per ogni pagina. Il risultato visivo è di grande d'impatto, con una serie di tavole in bianco e nero cariche di poesia, a metà tra il reale e l'onirico - da qui il sottotitolo Sogno di Astarte - proprio come ogni buona storia che affonda le radici nei fumosi meandri della memoria.

Pur trattandosi di un racconto incompiuto, Astarte ha un'anima fortemente autoconclusiva. La terribile esperienza tramandata dal molosso presenta un'apertura e una chiusura, come se si trattasse dell'invocazione e del commiato a un'antica musa ispiratrice di conoscenza. Pazienza può unicamente lasciarsi trasportare dal ricordo del quadrupede, seguendolo dalla sua nascita in terra spagnola fino a marciare accanto all'esercito di Cartagine, in guerra con Roma.

L'autore ascolta le sventure del cane da guerra per poi proporre ai lettori delle immagini cariche di dettagli: dalle immense vedute dei paesaggi calpestati dai soldati a quelle più famigliari, dove Astarte ricorda le sue dure origini, mostrandolo sia in tutta la sua imponenza di condottiero che nella più profonda tenerezza di cucciolo.

Con questa storia, l'autore di San Benedetto del Tronto offre pagine dai contenuti universali, dove bene e male, gioia e dolore si scontrano costantemente nella spasmodica ricerca di un nuovo conflitto da combattere fino all'ultimo respiro. Proprio questo fine belligerante è riassunto dalla frase d'apertura, una citazione di Giovanni Pascoli: "La grande proletaria si è mossa verso la quarta sponda", intesa come la migrazione verso un nuovo campo di battaglia.

L'unica porzione di conflitto rappresentata nel dettaglio è lo scontro tra animali, ancora una volta metafora di qualcosa di più grande, con il tratto di Paz che raggiunge il massimo della sintesi, poche linee che disegnano concetti ambivalenti: da un lato figure che si contorcono in una rotta feroce, dall'altro visi quasi umani, carichi di sentimento.

La Seconda Guerra Punica diventa così uno sfondo, con tutto quel che non riguarda strettamente i personaggi che va sfumando sempre di più, verso una conclusione che lascia visibili solo i volti di due fratelli esausti, sognanti e segnati dal dolore di un consapevole commiato che, ancor più tristemente, non avrà mai luogo.

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