L’assistente di volo – The Flight Attendant (stagione 2): la recensione
La seconda stagione de L'assistente di volo ha gli stessi pregi e difetti: una trama principale riuscita e storie secondarie dimenticabili
A un mese di distanza dal debutto della seconda stagione de L'assistente di volo su Now, le nuove indagini di Cassie Bowden si sono concluse ieri sera, tra omicidi e matrimoni. Dopo avervi parlato delle impressioni iniziali sui primi due episodi, è giunta l'ora di trarre le conclusioni sulla seconda stagione. Un nuovo mistero, spalmato in otto episodi, hanno portato nuovamente Cassie in giro per il mondo, tra comprimari folli e situazioni irreali.
LEGGI: L’assistente di volo – The Flight Attendant (seconda stagione): la recensione dei primi 2 episodi
La trama della stagione 2 de L'assistente di volo
Come già detto nella recensione precedente, è passato un anno dal caso Sokolov e la vita di Cassie Bowden (Kaley Cuoco) è cambiata drasticamente. Trasferitasi a Los Angeles, la donna ha smesso di bere e tra un volo e l’altro, fa anche da risorsa civile per la CIA. L’ultima assegnazione l'ha portata a Berlino, e durante l’appostamento, la nostra protagonista vede il suo bersaglio con un’altra donna dai capelli biondi e con il suo stesso tatuaggio sulla schiena. Da lì a pochi istanti, il bersaglio salta in aria a causa di una bomba, e Cassie si ritroverà tra i sospettati. Nonostante le raccomandazioni, Cassie inizierà a indagare per conto suo, intrecciando non solo la sua vicenda ma anche i diversi racconti secondari fino all'inevitabile climax finale.
Questa seconda stagione si concentra molto di più sulla personalità di Cassie, piuttosto che sul suo passato, nonostante non manchino agganci alla vita della donna. Incontreremo perfino la madre, interpretata da una sempre iconica Sharon Stone e scopriremo ulteriori drammi grazie a una nuovissima stanza mentale. In questo luogo, una volta abitato da Sokolov, Cassie incontrerà diversi aspetti della sua personalità, con cui discuterà sia delle indagini sia di se stessa. Si tratta dei momenti più riusciti di questa seconda stagione, e la presenza di una stanza mentale (generata nella prima stagione dall'alcool) viene anche spiegata da un colpo di scena inatteso a metà serie.
Nel caso ci rivedessimo, vi prego basta Megan
Il problema di questa seconda stagione de L'assistente di volo è lo stesso della prima: delle storie secondarie che non hanno la stessa forza della trama principale. Purtroppo c'è un equilibrio dei tempi impiegati per queste trame secondarie che o è troppo affrettato, o è dilungato più del dovuto. Nello specifico, c'è una sotto trama che si lega alla prima stagione, che purtroppo ha il maggior sviluppo solo nella seconda metà dell'ultimo episodio, dopo aver chiuso il caso principale. Mentre la storia di Megan (Rosie Perez) non riesce a convincere, risultando solamente in una perdita di tempo in ogni episodio (escluso forse quello dove si incontra con Cassie). Nel caso la serie dovesse tornare per una stagione 3, mi auguro che Megan non abbia tutto questo spazio (anche dato il suo finale).
Buona invece la storia di rivincita di Max (Deniz Akdeniz) e Annie (Zosia Mamet), che aiuteranno Cassie nelle indagini e riscopriranno il proprio rapporto.
Come si evinceva dai due episodi già analizzati, regia e fotografia si mantengono sullo stesso livello della prima stagione: le inquadrature a vignette, come se si stesse leggendo un fotoromanzo, fanno da padrona per gran parte delle puntate, e si concedono sguardi sulle diverse località del mondo visitate da Cassie. Nel penultimo episodio si è deciso di adottare una cgi un po' obsoleta, che purtroppo risulta un poco fuori posto. Fortunatamente si tratta di un momento onirico e che non distrae troppo dalla visione.
Un finale chiuso?
È il momento di parlare brevemente del futuro della serie, che al momento non è stato ancora deciso. Come accadeva al termine della prima stagione, e forse con maggior decisione, L'assistente di volo chiude le trame in sospeso, lasciando Cassie con una nuova coscienza di se. Il finale è considerabile come conclusione, sebbene le disavventure della nostra assistente di volo potrebbero sorprenderla nuovamente quando meno se lo aspetta. Al momento non sento il bisogno di una terza stagione, ma non mi stupirei se Kaley Cuoco tornasse a indossare il tailleur blu.