Assassin's Creed Valhalla, un'avventura vichinga immensa e viscerale | Recensione

Assassin's Creed Valhalla è un titolo che non inventa nulla ma che ha tutto al posto giusto, un'epopea solida e rabbiosa

R2, R2, L1, R2, sinistra, giù, destra, su, sinistra, giù, destra, su.


Condividi

Assassin’s Creed Valhalla è un titolo immenso, rabbioso e piuttosto solido. Se è pur vero che Ubisoft non ha rivoluzionato nulla, né compiuto alcun significativo passo avanti in questo nuovo capitolo della serie, la software house è però riuscita a mettere in fila una serie di elementi che, nel loro insieme, rendono l’esperienza ludica decisamente più coerente e piacevole rispetto a quanto fatto con Odyssey. Possiamo definirla un’operazione di snellimento e di consapevolezza, con la missione di andare a limare i punti deboli della serie per valorizzarne quelli forti. 

A partire dalla trama, che finalmente in Valhalla ritorna a essere più ritmata e accattivante, complice un roster di personaggi ben delineato e caratterizzato. Eivor su tutti, la protagonista (o il protagonista, a seconda della vostra scelta) di questo nuovo capitolo che si rivela essere carismatica e imprevedibile, una leader norvegese a cui basta un grugno sul muso per rimarcare con forza la propria presenza scenica. Appartenente al Clan del Corvo, Eivor “Morso di Lupo” è circondata da alcuni comprimari ben riusciti, tra cui spicca Sigurd, fratello adottivo di Eivor nonché erede al trono. Senza addentrarci troppo nemmeno nelle prime fasi della vicenda, per evitare di rovinarvi la sorpresa di un prologo feroce e trascinante, Eivor si presenta come un personaggio sfaccettato e intrigante, duro ma alle volte divertente, un antieroe, una guerriera vichinga che lascia cantare la lama della propria ascia al posto delle parole. I dialoghi a scelta multipla permettono di plasmare Eivor facendole compiere azioni che spaziano da un estremo all’altro, dalla clemenza all’omicidio, rimanendo allo stesso tempo in linea con il carattere nordico della protagonista, e in più di un’occasione possono mutare completamente l’epilogo della storia, specifiche storyline o addirittura lo scenario politico dell’Inghilterra.

Tra gli altri volti noti capaci di ritagliarsi un posto d'onore tra i personaggi di spicco troviamo sicuramente i bellicosi figli di Ragnar Lothbrok, soprattutto Ivarr, e il misterioso Basim, appartenente all’Ordine degli Assassini, mentre riguardo a quelli ignoti, anche qui, preferiamo mantenere la bocca cucita per non rovinarvi la sorpresa. È il desiderio di esplorazione e la necessità di stringere alleanze in Inghilterra, una volta lasciate le coste della Norvegia, che permettono a Eivor d’incontrare figure cupe o pittoresche, ma anche regnanti codardi o traditori insospettabili, in un affresco di personalità vario e curioso. 

Il teatro delle scorribande di Eivor e del suo clan, invece, è disegnato in una mappa davvero gigantesca, esplorabile in barca, a piedi o a cavallo, capace di proporre zone e climi differenti l’uno dall’altro, passando dalle montagne innevate alle paludi, fino a foreste fitte e rinsecchite, ora avvolte dalla nebbia, ora bagnate dalla pioggia. Un mondo evocativo e mozzafiato, fatto di scorci commoventi e guidato da una direzione artistica semplicemente perfetta, meritevole di aver ricostruito fedelmente l’Inghilterra del nono secolo e di averla resa viva grazie ad atmosfere sempre suggestive e a un pizzico di mitologia.

"La suddivisione in zone facilita la vita di coloro che tendono a perdersi negli open world giganteschi"Al contrario di Odyssey, la mappa di Assassin’s Creed Valhalla è suddivisa in zone, perimetri entro i quali viene raccontata una storia a sé stante, archi narrativi che, al termine delle almeno 40 ore necessarie a completare la trama principale, confluiscono e si legano all’intreccio portante del gioco, rendendo decisamente più fruibile, coinvolgente e meno dispersivo il comparto narrativo. Alcune di queste trame verticali sono più riuscite di altre, ma il livello medio dei racconti è mediamente buono e affascinante, e complice un ritmo ben calcato e una scarsa voglia di far perdere tempo al giocatore, il risultato è sempre piacevole e mai stancante. Anzi, la suddivisione in zone facilita la vita di coloro che tendono a perdersi negli open world giganteschi e restituisce una sensazione di compiutezza al termine di ogni avventura. Va segnalato che le regioni in questione non possono essere affrontate a piacimento, bensì richiedono di essere sbloccate mano a mano, in una progressione attiva e ordinata, mai invasiva né proibitiva (in caso contrario, potreste ritrovarvi ad avere a che fare con nemici un po’ troppo ostici, ma non imbattibili). 

Ad accompagnare le missioni principali sono presenti - come di consueto - una buona dose di attività accessorie, come la caccia, la pesca, ma anche alcuni minigiochi, insulti vichinghi in rima o puzzle ambientali, e delle missioni opzionali, che si suddividono in Ricchezze, Misteri e Manufatti. Se per scovare Ricchezze e Manufatti ci si ritrova ad aver a che fare con brevissimi dungeon, assalti o qualche semplice rompicapo da risolvere, i Misteri hanno il pregio di riuscire a mettere in scena delle brevi quest spesso irriverenti e sopra le righe, che alle volte sfociano persino nell’onirico. L’hobby preferito di oggi vichingo che si rispetti, però, è quello di far razzie o di assaltare i monasteri, depredando e devastando al ritmo di un corno da guerra. Sia le razzie che gli assalti sono spesso necessari per completare le missioni opzionali già citate, appropriandosi di materiali utili a rimpolpare le vostre tasche. Il modo migliore per pianificare un attacco è chiaramente quello di perlustrare l’area dall’alto, grazie all’Occhio di Odino… oppure di buttarsi alla cieca impugnando le armi e stringendo i denti, attraccando con la barca direttamente sulla riva del fiume e sfondando le porte con un ariete insieme alle truppe. Ed è proprio durante gli assalti che l’anima vichinga del gioco si fa palpabile, dove nella mischia si respira il sangue e la violenza per cui Eivor e i suoi compagni sono conosciuti in tutti i regni. 

I materiali raccolti nelle scorribande, inoltre, servono anche a potenziare l’Insediamento, una delle novità più interessanti di Assassin’s Creed Valhalla che regala al titolo una leggera atmosfera gestionale in cui migliorare le costruzioni dell'accampamento al fine di ottenere equipaggiamenti (ma anche personalizzazioni o elenchi di missioni da svolgere) sempre più adatti all’avventura. E parlando degli equipaggiamenti, Valhalla compie un ottimo lavoro di rifinitura del proprio sistema ruolistico, andando a tagliare con l’accetta tutto il grinding eccessivo di Odyssey: pezzi di armatura spesso inutili e armi usa e getta lasciano spazio ad armamentari caratteristici e potenziabili, dei set a cinque pezzi che, una volta completati, ricompensano con dei bonus aggiuntivi alle statistiche ed effetti unici. Anche le armi seguono lo stesso percorso, da migliorare alla forgia e da custodire gelosamente: ogni ascia ha un nome e si finisce per affezionarvici come a un ruvido parente tagliagole.

A questo proposito, statistiche e percentuali sono state spostate nell’albero dei talenti, uno skill tree estremamente ramificato che vi permette di aumentare la Potenza complessiva di Eivor salendo di livello e scegliendo di spendere due Punti Talento alla volta nel ramo che preferite. E più si sale di livello, più è possibile apprezzare la profondità di questa soluzione di design, immediata e diretta, a sottolineare una volta in più la volontà di snellire il comparto ruolistico di questo nuovo capitolo. 

"L’impatto dei colpi si sente e il feedback di ogni ferita inferta scorre con prepotenza sul pad e sulle vostre mani"Curare l’equipaggiamento e la potenza di Eivor è ovviamente necessario per affrontare i combattimenti a testa bassa, menando come fabbri e ringhiando come lupi famelici. Questa volta l’impatto dei colpi si sente tutto e il feedback di ogni ferita inferta scorre con prepotenza sul pad e sulle vostre mani. Assassin’s Creed Valhalla è un titolo decisamente più violento e crudo dei suoi predecessori, dove ogni schizzo di sangue e ogni arto mozzato ha il pregio di riuscire a calarvi perfettamente nell’orda vichinga con cui state razziando un villaggio. Il sistema di combattimento si è fatto più stratificato, permettendo d’imbracciare due armi alla volta, una per mano, e di variare quindi l’approccio al combattimento. Doppie accette, scudi, lance, mazzafrusti, martelli, asce a due mani, ogni combinazione modifica in maniera consistente gli scontri, con la possibilità di parare i colpi nemici o di schivarli con il giusto tempismo. Inoltre, Eivor deve fare scorta di razioni, accumulabili in una barra apposita e consumabili per recuperare un po’ di salute, e ottenere un buon numero di Abilità, da cercare tra le Ricchezze nascoste nella mappa, soluzione che spinge costantemente a esplorare a fondo ogni singola zona prima di passare alla successiva, senza lasciarsi nulla alle spalle o quasi.  

Al netto di un combat system più centrato e bilanciato rispetto al passato, il livello di difficoltà degli scontri è piuttosto accessibile, complice un’IA poco brillante, con avversari incapaci di mettervi alla prova cercando approcci differenti agli scontri che non siano l’attacco frontale. Anche lo stealth risulta blandamente implementato e a dir poco accessorio: nella nostra run non ci siamo praticamente mai ritrovati a dover sfruttare la furtività, nemmeno nelle fasi in cui era espressamente richiesto, se non per toglierci qualche sfizio prima di stendere gli avversari a viso aperto. Poco male, in realtà, perché Valhalla non è un titolo che vi suggerisce di nascondervi tra le ombre, nonostante il ritorno della Lama Celata. Un altro problema che riguarda gli scontri è da ricercarsi in animazioni non sempre fluide e nelle hitbox dei nemici dozzinali. Un peccato, perché spesso l’arte della battaglia viene sporcata da azioni involontariamente imprecise. 

Passando al lato tecnico, Assassin’s Creed Valhalla gira bene sulle (ormai) console old-gen, mantenendo ben saldi i 30 fps senza intaccare la fluidità dell’azione. Purtroppo, i modelli e le animazioni facciali dei personaggi lasciano percepire la natura cross-generazionale di questo capitolo, eccezion fatta per Eivor, Sigurd e una manciata di altri comprimari. Da segnalare anche una dose non eccessiva di bug e compenetrazioni, presenti ma poco invasivi e in ogni caso perdonabili vista la superficie sconfinata dell’Inghilterra. 

La colonna sonora, infine, è un vero e proprio fiore all’occhiello della produzione: sempre evocativa, epica e trascinante, pronta ad accompagnarvi in battaglia e a cantare le lodi delle vostre gesta, tanto nei brani “da imbarcazione”, cantati a squarciagola dalla vostra ciurma, quanto nelle composizioni strumentali, da aggiungere senza paura alla vostra playlist di Spotify.

Assassin’s Creed Valhalla è un gioco che ha tutto al posto giusto. Non inventa nulla, ma propone un’avventura solida, avvincente, affascinante e soprattutto consapevole delle proprie capacità e dei propri limiti. La trama è capace di stupire con qualche colpo di scena ben pensato, tanto nella linea temporale di Eivor quanto nel presente, facendo la felicità di tutti i fan storici della saga degli Assassini. Una mappa enorme e magnifica chiede costantemente di essere esplorata e un sistema di progressione e combattimento intrigante, vario e ben calibrato riesce a rendere avvincente ogni battaglia. Peccato per qualche inciampo sul lato tecnico, ma a conti fatti questo nuovo Assassin’s Creed è un’epopea che merita di essere vissuta e giocata, con il cappuccio sollevato e la vostra ascia in mano, in attesa di conquistarvi la gloria per raggiungere a testa alta le ampie sale del Valhalla. 

Continua a leggere su BadTaste