Assassin's Creed Odyssey si perde nella sua enormità, sta al giocatore ritrovarlo - Recensione
Quando nell'open world si rischia di perdersi: la recensione di Assassin's Creed Odyssey
Sarebbe del tutto ingeneroso attribuire l'apprezzamento generale espresso da critica e pubblico verso Assassin's Creed Origins solo alle novità implementate, al semplice cambio di faccia, perché è chiaro che innovare premia, ma lo è altrettanto che non basta introdurre un vero open world disseminato di luoghi da esplorare e strutturare una progressione ruolistica per andare automaticamente a segno, soprattutto in un'epoca videoludica nella quale produzioni che presentano le stesse caratteristiche abbondano. Occorre farlo in maniera convinta, costruendo un mondo che sia prima di tutto giocabile, con molteplici attività da intraprendere, affascinante, che mostri al giocatore la sua bellezza attraverso scorci evocativi e una riproduzione ricca e fedele dell'ambientazione di riferimento, e coerente, attraverso una narrazione che stimoli qualcosa in più del semplice peregrinare di luogo in luogo. Requisiti pienamente soddisfatti dal gioco, ma non dal suo successore.
Assassin's Creed Odyssey fa fatica per la stragrande maggioranza dell'avventura a tenere vivo l'interesse sulla storia principale. È piena di rivelazioni, di risvolti interessanti su tutto il background della serie, andando a indagare sulla Prima Civilizzazione, uno dei suoi fulcri, ma è talmente diluita ed episodica che, praticamente, si perde. Non dà mai l'impressione di un racconto coerente, articolato, progressivo, tutt'altro, procede a balzi e scossoni. E nel momento in cui il giocatore perde il riferimento narrativo gli tocca far maggiormente i conti con l'ampissimo open world, constatando, purtroppo, che alla sua enorme vastità non corrisponde una uguale varietà di attività. Che si infiltri in un fortino, esplori una grotta, attacchi un accampamento di banditi, il mantra sarà sempre lo stesso: uccidi, trova, razzia. È così che le ambientazioni che all'inizio in maniera certosina completerà inizieranno a diventargli indifferenti dopo poche ore, senza che vi si avventuri, trasformandosi da luoghi di interesse a luoghi di disinteresse.
[caption id="attachment_191047" align="aligncenter" width="1920"] Ogni luogo d'interesse è una lista di cose da fare, sempre le stesse[/caption]
È così, in un certo modo ripiegando la struttura del gioco, che esso si fa più denso e appassionante. Spicca maggiormente la caratterizzazione dei protagonisti (noi abbiamo scelto Kassandra, e la adoriamo, ma nei panni di Alexios la trama non differisce) e dei comprimari, tra i quali, come da tradizione della serie, figurano numerose figure storiche; il combattimento (piacevole, fluido, coreografico, vario in base all'arma utilizzata), l'infiltrazione e l'assassinio diventano più significativi, perché non ripetuti in maniera ossessiva e meccanica; si apprezza ancora di più il bellissimo mondo di gioco, messo in scena da una tecnica di pregevolissima fattura. In questo modo si va a comporre, in maniera certo un po' artificiosa, ma efficace, un'esperienza stimolante, ben superiore alla somma della sue parti. Nella sua enormità Assassin's Creed Odyssey di fatto si perde e questa, per un gioco open world è una problematica grave, ma la qualità delle sue componenti è innegabile: semplicemente tocca al giocatore comporre un mondo più piccolo, ma ludicamente molto più rilevante.