Assassinio sull'Orient Express, la recensione
Confortevole, innocuo e pronto per la serializzazione, Assassinio Sull'Orient Express è un veicolo per il Poirot di Kenneth Branagh
Serve inevitabilmente un cast di star (c’è!), serve un Hercule Poirot meno famoso delle altre star (c’è!), serve un’ambientazione sfarzosa ma non se ne deve fare un film claustrofobico (c’è!) e soprattutto si deve girare intorno alla suspense senza mai davvero affrontarla, Assassinio sull’Orient Express è l’immagine di un thriller, un quadro di un thriller da ammirare da lontano, non un thriller vero in cui venire immersi (c’è!).
Il risultato alla fine sarà lo stesso di sempre, cioè un giallo da salotto, garbatissimo, molto coerente e fieramente d’altri tempi (al netto dell’azione posticcia aggiunta in maniera pretestuosa e delle inquadrature del treno da fuori, nulla più simile ad una foglia di fico). La promessa implicita all’inizio è che Poirot risolverà il mistero, che avremo il nostro colpevole e che nessuno spettatore uscirà turbato dal film.
Proprio queste idee riguardo la giustizia e l’equilibrio nel mondo sono gli elementi più inverosimili di Assassinio sull’Orient Express. Lo sono per il loro contenuto manicheo e lo sono per come malcelano l’introduzione della possibilità di messa in serie di Poirot, cioè l’apertura di questo film ad altri film tratti da Agatha Christie che portino avanti la psicologia del detective belga. Nell’idea produttiva chiaramente non c’è nulla di male, ce n’è semmai nella maniera in cui Branagh crei un veicolo per se stesso svilendo tutti gli altri attori (anche l’eccelso Willem Dafoe è meno incisivo di altre volte). Nel frattempo Poirot diventa un eroe completo, in grado quasi di commuoversi, di essere ferito, di rischiare la vita e di guadagnarsi il favore del pubblico. Non proprio quel che descriveva Agatha Christie.
Il grande film di Natale che alla fine esce fuori è privo di qualsiasi ironia e senso del divertimento, ed è giocato più che altro sul contrasto tra la tantissima neve e il caldo degli interni, sull’opulenza esotica di un mondo di prime classi e nobiltà, sui pellicciotti e i baffi esagerati che viene voglia di toccare. Cinema da caminetto. Eppure nonostante gli elementi della lista ci siano tutti è davvero difficile, alla fine, giudicare Assassinio sull’Orient Express come un film riuscito. Anche immaginandolo solo come la rappresentazione di un giallo, anche volendolo intendere solo come un divertimento con i ritmi e gli svolgimenti d’altri tempi, lo stesso ha tutta l’aria dell’operazione insincera capace di ottemperare ai propri doveri ma priva di tutte quelle caratteristiche che fanno di un film qualcosa di appassionante.