Arrow 8x10 "Fadeout": la recensione [FINALE DI SERIE]
Si conclude dopo 8 anni la corsa di Arrow a cui andrà sempre riconosciuto il primato di aver creato un universo vasto ed inimmaginabile
L'episodio, che inizia ancora una volta come una sorta di documentario, che viene poi abbandonato più avanti nella narrazione, concede così al pubblico di accostumarsi nuovamente a personaggi come Moira Queen (Susanna Thompson), Quentin Lance (Paul Blackthorne) e Tommy Merlyn (Colin Donnell), tra i più amati e rimpianti dai fan, e dà a John Diggle (David Ramsey) l'opportunità di brillare come leader ed erede ideale del fu Team Arrow, soprattutto quando tutti i membri del gruppo, riuniti per il funerale di Oliver, sono costretti ad indossare per un'ultima volta i loro costumi per salvare William da un rapimento. Suggerire che Oliver, nel momento in cui ha avuto l'opportunità di farlo, ha consapevolmente scelto di salvare alcune persone, piuttosto che altre, è una responsabilità notevole da mettere sulle spalle del personaggio, soprattutto quando di fatto agisce solo nei confini della sua città. Molte persone scomparse nella serie avrebbero comunque meritato di essere salvate, una su tutte la madre di William, e sebbene sia evidente che l'intento degli autori sia quello di far finire la serie con una nota positiva, considerata la tragica scomparsa del protagonista, la scelta di avergli dato questa incombenza potrebbe apparire superflua, tanto da metterli nella posizione di dover chiarire perché non abbia salvato per esempio suo padre o Laurel. Se da una parte la spiegazione data da Moira a Thea che Oliver non poteva probabilmente deviare gli eventi che hanno contribuito a cambiare lui stesso sia convincente per Robert Queen, non è detto che lo sia però per l'originale Laurel, anche se questa decisione contribuisce a dare maggiore spessore al personaggio di non-Laurel, la cui scena con Quentin è una delle più dolci ed emozionanti dell'episodio.
A fronte di un tono comprensibilmente fosco per un finale di serie che deve vedersela con una lunga serie di personaggi che piangono la morte di Oliver Queen, lo show - non potendo concretamente aggiungere nulla che non sia stato detto con il suo atto eroico - sceglie quindi di mostrare la vita dopo la morte, dando al pubblico l'opportunità di spiare dietro quelle che, nella maggior parte dei casi, sono le porte chiuse del futuro, il "cosa avviene ai personaggi di una serie dopo che questa si conclude". E qui, i toni, come anticipavamo, sono comprensibilmente positivi, perché è di positività che questo episodio ha certamente bisogno, così non solo viene data la virtuale possibilità di riabbracciare persone date per morte, ma si costella l'episodio di brevi e gradevoli intermezzi, come la decisione di Roy (Colton Haynes) e Thea (Willa Holland) di sposarsi e l'incontro di quest'ultima con la sorellastra Emiko (Sea Shimooka), anch'essa riportata in vita da Oliver. Rene (Rick Gonzalez) che sceglie di candidarsi a sindaco non corrotto della città con la benedizione di Quentin, le sorelle al ghul che tornano ad incontrarsi e naturalmente John Diggle, che non solo compie finalmente il suo destino ricevendo idealmente l'anello di Lanterna Verde, ma si prepara con la sua famiglia ad un nuovo futuro, che lo porterà a Metropolis, il che sembra suggerire che rivedremo il personaggio tra i potenziali protagonisti di Superman and Lois, il nuovo show targato The CW, già promosso a serie, che farà parte della programmazione del network nella prossima stagione.
Arrivati alla conclusione di questa recensione, è ovvio che non si può non parlare di Olicity. Che abbiate amato o odiato la coppia formata da Oliver Queen e Felicity Smoak (Emily Bett Rickards), narrativamente parlando, sarebbe stato impossibile immaginare questo finale di serie senza rivedere colei che il protagonista ha scelto come compagna di vita, nonché la madre di Mia (Katherine McNamara) e questo, proprio a partire dall'incontro tra le due. La Felicity che rivediamo dopo 7 episodi (anche sembra passato molto più tempo), che piange la morte del marito e che è una neo mamma con una bambina di pochi mesi che la attende a casa, non immagina di trovarsi di fronte la figlia adulta, tanto che tra le due non c'è alcuna interazione inizialmente, il che è una scelta sia strana (davvero nessuno l'ha avvertita della sua presenza??), sia comprensibile al fine dell'effetto sorpresa, soprattutto quando la versione dell'unica figlia che il genio dei computer conosce nella sua realtà è una piccolina che sta appena cominciando a mettere i denti. Il loro approccio, in seguito, è poi molto prudente e senza troppe effusioni e si concede maggiore tenerezza soprattutto quando Felicity apprende che Mia ha avuto l'opportunità di incontrare e conoscere Oliver e che quest'ultimo non l'ha solo addestrata, ma le ha anche passato il testimone di nuovo Green Arrow.
La scoperta che l'uomo che ama e che ha atteso di incontrare di nuovo per buona parte della sua vita abbia potuto conoscere le gioie della paternità, non è però il solo motivo di conforto per Felicity, perché la serie - in quello che è un evidente omaggio ad una coppia che ha segnato la storia di questo show - sceglie di concludersi proprio con l'attesa riunione tra i due e la scoperta di dove il portale aperto da The Monitor alla fine della 7^ stagione, abbia condotto la Felicity del futuro. E la risposta è saggiamente vaga, non importa infatti che il luogo o il non luogo in cui essa approdi sia un altro universo, una realtà alternativa, il paradiso o un sogno, gli autori non lo specificano, come non spiegano se i due siano vivi o morti, perché idealmente non conta: ciò che conta è che quel luogo rappresenti, peraltro a sorpresa, il primo dove Oliver abbia mai visto Felicity, che contenga alcuni elementi iconici per gli shipper della coppia, come la famigerata penna rossa che lei stringe tra le labbra, e che soprattutto significhi che, dovunque sono, saranno insieme per sempre.
Si conclude così, dopo 8 anni di news, speciali e recensioni, per le quali ringraziamo anche Lorenzo Bianchi e Raffaele Caporaso, la corsa di questa serie al quale andrà sempre riconosciuto il primato di aver aperto la strada ad un nuovo modo di fare televisione e di aver creato un universo vasto ed inimmaginabile. Da Arrow è tutto.