Arrow 6x22, “The Ties That Bind”: la recensione
La nostra recensione del ventiduesimo episodio della sesta stagione di Arrow, intitolato "The Ties That Bind”
I protettori della città devono dunque mettere da parte le loro divergenze e unire le forze contro il comune nemico, provando a sviluppare un'offensiva in grado di sconfiggere un avversario apparentemente invincibile.
Che significa, tutto questo? Semplicemente che The Ties That Bind è un episodio eccezionalmente apprezzabile, specie se confrontato con la maggior parte di quelli che lo hanno preceduto. Questo capitolo della storia è infatti una vera e propria montagna russa emozionale: da un lato, è vero, manca di particolari twist narrativi e presenta una trama fin troppo lineare - al netto del finale, abbastanza sorprendente - ma dall'altro esprime a pieno il potenziale vero dello show, che lasciato in un certo senso alla deriva esplode in un vortice di azione e dinamismo.
La sensazione è quella che gli autori dovrebbero cercare, nella prossima stagione di Arrow, di continuare a cavalcare quest'onda vincente, al netto delle difficoltà "pratica" di una messinscena così "complessa". La sesta stagione della serie TV dimostra quanto sia sostanzialmente inutile cercare virtuosismi narrativi che non appartengono al DNA di di uno show come questo, e che lo vanno inesorabilmente a snaturare, privandolo di coerenza. In soldoni, non si può rendere tondo chi nasce quadrato: ve lo ricordate come la prima stagione di Arrow ci seppe sorprendere con bellissime - e violente - scene di azione che ci mostravano un vigilante oscuro e realistico? Bene, tornino a ricordarsene anche gli autori e vedremo tutto un altro spettacolo.
Al livello di easter egg, come in ogni penultimo episodio di ogni stagione di Arrow, il titolo del penultimo episodio va a omaggiare una canzone di Bruce Springesteen: in questo caso, The Ties That Bind è una canzone che il Boss ha registrato nel 1979 ed è stata pubblicata l'anno successivo come bravo d'apertura del doppio album The River.