Arrow 6x12, “All For Nothing”: la recensione

La nostra recensione del dodicesimo episodio della sesta stagione di Arrow, intitolato “All For Nothing”

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Cayden James è riuscito nel suo intento di tenere in ostaggio l'intera Star City, con l'amministrazione e le forze dell'ordine della città che si ritrovano impotenti a doversi piegare al volere di un uomo infuriato e potentissimo.

Anche il Team Arrow e gli Outsiders si trovano di fatto in un vicolo cieco: del resto, come si fa a fermare un avversario che è sempre stato almeno un paio di mosse avanti a tutti, alimentato da una sete di vendetta familiare e recentemente alleatosi con altri individui che già hanno dato noie ai nostri eroi in passato?

L'unica speranza potrebbe dunque risiedere in Vigilante, ex partner di Black Canary (e in questo episodio scopriamo qualcosa di più del loro passato). L'ex poliziotto si è infatti infiltrato nel team di James, facendo in realtà il doppio gioco al fine di provocarne la caduta. Ci riuscirà?

Dopo All For Nothing, possiamo dirlo: la sesta stagione di Arrow è in una fase di netto miglioramento. Dopo un midseason finale pessimo, e una ripresa non di certo entusiasmante, negli ultimi due episodi dello show siamo tornati ad avere un elemento fondamentale in ogni storia, tanto che fa strano doverlo sottolineare: un ritmo nei tempi della narrazione. Infatti, l'apprendere qualcosa di più su Cayden James, in termini di caratterizzazione psico-attitudinale, e il riuscire a scorgere, per la prima volta in quest'annata, le fondamenta di un impianto narrativo, ha giovato alla trama generale; ma l'aspetto più importante è stato il riuscire finalmente ad apprezzare un capitolo della storia con tempi narrativi ben scanditi e crescenti, con un'inizio, un corpo centrale e una degna quanto drammatica conclusione: davvero, questo episodio ha avuto sia un effetto lenitivo che catartico.

Bisogna tenere poi in conto che il cliffhanger finale, che rivela dell'esistenza di un altro, misterioso e grande nemico, è un bel colpo in scena, e genera una certa curiosità.

A un buon contenuto narrativo, specie in termini di pathos, fa però da contraltare quello tecnico, sempre più povero e confusionario. Le location dello show, oramai, sono così sempre le stesse da far sembrare la sequenza d'apertura in esterna quasi un'oasi nel deserto. Molto dozzinale, inoltre, si dimostra la regia, con inquadrature, anche qui, troppo inflazionate e discutibili scelte di montaggio, anche solo nel selezionare il timing per intervallare le sequenze del presente della narrazione a quelle in flashback. Per rendere il tutto più ottimale, e quindi gradevole, basterebbe solo un filo d'attenzione in più.

Ma, come già detto, ci teniamo a concludere ribadendo che qualche spiraglio di sole, per Arrow, si torna a intravedere.

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