Arrow 5×14, “The Sin-Eater”: la recensione
La nostra recensione del quattordicesimo episodio della quinta stagione di Arrow, intitolato “The Sin-Eater"
La difficile ricerca di qualche indizio sul grande villain di questa stagione - del quale non sappiamo ancora nulla di concreto, se non che dovrebbe essere il figlio di una delle vittime del protagonista nel corso del suo primo, sanguinoso anno - porta Oliver e Diggle a Opal City, dove si nasconde la madre di Prometheus, la quale però decide di non collaborare con i due. Non ci sarà troppo tempo per preoccuparsene, dato che China White, Cupid e Liza Warner, tre criminali che abbiamo già imparato a conoscere, riescono a fuggire dalla loro prigionia per tornare nella loro vecchia città, desiderose di mettere le mani su un grosso bottino appartenente alla mafia.
Nel passato, in Russia, il protagonista giunge in soccorso del suo amico Anatoly: l'obiettivo è quello di uccidere il traditore Gregor e proteggere l'organizzazione nota come Bratva.
Questo capitolo è forse il migliore di questo nuovo e buon filone dello show - che ha preso il via subito dopo il brutto midseason premiere - e riesce ad accrescere ulteriormente il contenuto di pathos e intensità narrativa della storia, chiudendo degnamente alcune sotto-trame per poi aprirne di nuove, ancora più sorprendenti: la sensazione, da un po' di tempo a questa parte, è che nulla sembri andare mai come è lecito attendersi, e che persino ciò che crediamo maggiormente consolidato e certo possa in realtà nascondere una sorpresa. L'intreccio narrativo che coinvolge un numero sempre maggiore di personaggi, infatti, diventa sempre più ingarbugliato e ogni azione sbagliata potrebbe ben presto creare un distruttivo effetto domino: del resto, sembra essere questo sin dal principio l'intento di Prometheus, ossia quello di intrappolare i protagonisti nella sua ragnatela, per avere finalmente vendetta. Apprezzabile, inoltre, come vengano ripresi diversi avvenimenti e personaggi del passato - anche remoto - affinché fungano da spunto per nuovi risvolti narrativi.
Come già accennato, in The Sin-Eater abbiamo però constatato un'evidente sofferenza in termini di regia e montaggio nella rappresentazione delle scene di lotta, oggettivamente insufficienti nella loro resa finale sul piccolo schermo. A dir poco mediocre, inoltre, la scenografia della sequenza che rappresenta il climax dell'episodio, che vede il Team Arrow affrontare le tre fuggitive e la loro banda in un cimitero che sembra essere uscito direttamente da una recita scolastica.
Come indicato dal titolo, ed esplicitato da un dialogo di Anatoly, in questo episodio si racconta delle mistica figura del "mangiapeccati", colui che in alcune culture del passato aveva il compito di consumare un pasto rituale preparato sul corpo di un defunto: questo cibo stava a rappresentare i peccati del morto, che venivano così rimossi e consumati, consentendo un sereno passaggio nell'aldilà. Nei fumetti DC Comics e Marvel Comics diversi personaggi hanno assunto il nome in codice di Mangiapeccati, a partire dal villain mistico affrontato dallo Straniero Fantasma, sino al trio di serial killer che ha dato diversi grattacapi a Spider-Man.
Nell'episodio viene menzionata e visitata la città Opal City: nell'Universo DC questo è il luogo di origine di Ted Knight, alias Starman, e dei suoi figli.