Arrow 4x23, "Schism" (season finale): la recensione
Ecco la nostra recensione del season finale della quarta stagione di Arrow, intitolato “Schism”
La puntata ha infatti visto il team di Freccia Verde intento a fermare una volta per tutte l'inferno nucleare scatenato da Damien la scorsa settimana, in un clima di panico generale che ha coinvolto non solo la squadra del giustiziere mascherato ma l'intera città. Una situazione da "fine del mondo" che ha convinto Oliver ha mettersi in gioco in prima persona, scendendo in strada per calmare una rivolta con un discorso atto a far rinascere speranza nella gente. Nonostante questo dovesse essere uno dei momenti cardine di Schism, la sequenza non ha però sortito l'effetto desiderato, sia per la facilità con cui l'alter ego di Green Arrow ha conquistato il cuore dei suoi concittadini che per il fin troppo provvidenziale disinnescamento della bomba proprio al termine del discorso di quest'ultimo. Per quanto utile a fargli capire fin dove potrà spingersi in futuro, anche la lezione appresa da Oliver a fine episodio - ovvero che a volte è necessario spingersi più in là in nome della giustizia, arrivando perfino a uccidere se necessario - non ha avuto l'impatto auspicato, in quanto arrivata in un momento nel quale l'attacco nucelare era ormai stato scongiurato e Darhk sconfitto. Parlando di Damien va sottolineato come gli autori non ci abbiano voluto spiegare le motivazioni che lo hanno portato a creare l'H.I.V.E. e il progetto Genesis, privandolo di un qualcosa su cui tutti i suoi predecessori, anche i meno incisivi come Ra's Al Ghul, potevano contare. Fortuna che almeno la presenza scenica del villain quest'anno si è fatta particolarmente sentire, con un McDonough che è riuscito a spiccare più di Amell a ogni confronto tra i due, persino in quello finale.
Stendiamo invece un velo pietoso - ma anche un tappeto bello lungo - sulla questione flashback. A cosa sono serviti i frammenti di quest'anno? Qual'è la storia che gli autori ci volevano raccontare? Noi sinceramente questo non l'abbiamo capito, ma dalle interviste rilasciate da quest'ultimi pare non averlo capito bene neanche loro. Fatto sta che per ventitré puntate abbiamo assistito a una bruttissima copia della trama principale di questa stagione, quando sarebbe stato più interessante approfondire magari le origini del manufatto magico al centro delle vicende - che, tra parentesi, non si è nemmeno saputo che fine ha fatto dopo la battaglia con Darhk. Ci auguriamo con tutto il cuore che le vicende che gli autori decideranno di raccontare il prossimo anno siano più solide e coinvolgenti di quelle viste in questa serie, recuperando quel senso di avventura che faceva apparire quelle dei primi due anni anche più interessanti di quanto accadeva nel presente.