Arrow 4x21, "Monument Point": la recensione

Ecco la nostra recensione del ventunesimo episodio della quarta stagione di Arrow, intitolato “Monument Point"

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Spoiler Alert
Con l'idea di imbastire un episodio dai toni catastrofici e dalle tempistiche frenetiche stile 24, questa settimana Arrow ha messo in scena un potpourri di situazione assurde al limite del ridicolo, evitando le soluzioni più ovvie per aggrovigliarsi in furti e salvataggi tanto spettacolari quanto stupidi. Un vero peccato perché la trama generale della puntata, pur ricalcando una delle più classiche situazioni da spy story - quella con il gruppo di eroi intenti a evitare il lancio di alcune testate nucleari, se gestita con più cura poteva sicuramente dare qualche soddisfazione.Questa settimana Arrow ha messo in scena un potpourri di situazione assurde al limite del ridicolo

Monument Point ha visto il team Arrow impegnato a fermare l'apocalittico Progetto Genesis di Damien Darhk (Neal McDonough), un attacco nucleare di vasta portata che gli avrebbe consentito di assorbire le anime di tutte le vittime, rafforzando così all'inverosimile i suoi poteri magici. Un piano ai limiti dell'impossibile da contrastare debellato soltanto da due persone, due hacker informatici che, non si sa bene in che modo, sono riusciti a salvare il mondo disattivando tutte le testate. Tutte tranne una. Fortuna che gli autori hanno optato per questa scelta narrativa - probabilmente l'unica sensata dell'intero episodio, in quanto in grado di aprire interessantissime scenari per la prossima stagione. La decisione di Felicity (Emily Bett Rickards) di dirottare l'unico missile ancora attivo su una cittadina con meno abitanti dovrà infatti avere delle forti conseguenze non solo sul suo personaggio ma su tutto l'universo supereroistico di The CW, portando a qualcosa di molto simile a quanto visto recentemente al cinema in Batman V Superman e Captain America: Civil War.

Prima di arrivare a questo momento ricco di spunti per il futuro, Monument Point ha però portato sullo schermo una sequela di situazione senza senso, sia per quanto riguarda la trama principale che quella secondaria dedicata a Thea (Willa Holland). Pur di approfondire il rapporto padre/figlia di Felicity e Noah Cutter/The Calculator (Tom Amandes), gli sceneggiatori hanno infatti scritto una rocambolesca sequenza stile Mission Impossibile - in cui i due hanno tentato di rubare un congegno dalla Palmer Tech - nonostante il loro lavoro poteva essere tranquillamente svolto internamente da Curtis Holt, a cui la ragazza ha sempre chiesto aiuto in situazioni come questa. Oltre a ciò, da carismatico e intrigante come era apparso ai tempi del suo esordio nello show, il carattere di Cutter è qui stato completamente stravolto, mostrandolo più interessato a farsi capire e comprendere dalla figlia che ha prevenire la fine del mondo. Insomma, arrivare a farci stare dalla parte di Felicity era un'impresa ardua, ma a quanto pare Noah ci è proprio riuscito.
Lasciando da parte il mancato intervento di Flash in una situazione critica come questa, parliamo ora del ritorno di Lonnie Machin (Alexander Calvert),  un ragazzo che, senza grosse abilità particolari, è riuscito a intrufolarsi nel blindatissimo alveare dell'H.I.V.E. da cui Thea non era stata in grado di fuggire settimana scorsa. Tutta questa vicenda ha avuto un tono a dir poco surreale, utile soltanto a eliminare il personaggio di Alex (Parker Young) e a farci vedere la nuova mano ipertecnologica di Merlyn (John Barrowman), un altro personaggio che, l'ultima volta che lo avevamo visto, aveva giurato morte alla figlia e che pare invece aver già cambiato nuovamente idea.
Incommentabile, infine, sia la storyline con protagonisti Quentin (Paul Blackthorne) e Donna (Charlotte Ross) - davvero, spiegatemene il senso - che l'impostazione dei flashback, con frammenti di pochi secondi posizionati senza un filo logico in mezzo all'episodio.

Anche le scene d'azione che hanno costellato la puntata, pur apprezzandone l'impegno, non ci hanno convinto a pieno. Meritevole soltanto il combattimento tra Oliver (Stephen Amell) e alcune guardie della Palmer Tech nella rampa di scale dell'edificio, anche se è stato lampante quanto la controfigura di Amell non riesca a mantenere un buon ritmo per più di una decina di secondi. Non chiediamo certo sequenze alla The Raid, ci mancherebbe altro, ma dopo la prima stagione del Daredevil di Netflix lo standard qualitativo di riferimento è diventato quello.

Vogliamo chiudere questa recensione con una riflessione scaturita dopo il finale di Monument Point sul percorso da supereroe di Oliver, un percorso che lo ha visto fermare sì tutti i main villain delle passate stagioni, ma soltanto dopo che il loro piano era stato attuato. In principio abbiamo avuto Merlyn che voleva distruggere The Glades, fermato da Ollie solo dopo aver distrutto mezza città; poi abbiamo avuto Slade, anche lui catturato quando ormai il suo piano era già stato attuato e Moira passata a miglior vita; infine abbiamo avuto Ra's, un altro eliminato quando il suo volere - Oliver nuova Testa del Demone e marito di Nyssa - era già stato compiuto. Anche quest'anno le cose paiono andare nella stessa direzione, almeno stando a quanto accaduto in questa puntata, in cui Damien Darhk ha rinvigorito non di poco il suo potere magico. Siamo davvero sicuri che sia Green Arrow l'eroe di cui Star City ha bisogno? O forse è venuto il momento per lui di ritirarsi e lasciare spazio a qualcun altro?

Arrow 4x21 - 02

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