Arnold, la recensione

Arnold è un lungo racconto autobiografico e un po’ agiografico dedicato all’ex Mister Universo ed ex governatore della California

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La recensione della docuserie Arnold, disponibile su Netflix

L’aspetto più curioso di Arnold è il tempismo della sua uscita. Solitamente operazioni del genere, a metà tra l’autobiografia e l’agiografia ma sempre nel nome della sincerità, coincidono con il debutto di qualcosa di nuovo da promuovere. E a meno di non considerare Arnold come il companion piece di FUBAR, uscita da poco sempre su Netflix, non c’è un vero motivo per la sua esistenza in questo preciso momento storico – se Arnie fosse nato in America si potrebbe pensare a un modo di lanciare una campagna presidenziale, ma la possibilità è da escludere. Poco male: magari Schwarzy aveva solo voglia di fare un po’ di ordine nella sua vita e di ricapitolare la situazione per sé stesso e per il suo pubblico. O magari la regista Lesley Chilcott è una fan di Terminator fin da quando è piccola e non vedeva l’ora di poter intervistare il suo idolo.

La struttura del progetto

E quindi ora ci ritroviamo per le mani, senza sapere bene perché, un documentario di tre ore, diviso in tre episodi tematici (l’atleta, l’attore, l’americano) che ripercorrono la vita e i successi di Arnold Schwarzenegger dai primi approcci con il body building sulle rive di un lago austriaco fino al governo della California e oltre. L’opera di per sé non ha un grande valore documentaristico: tutto quello che viene raccontato è già più o meno noto, sicuramente ai fan di Arnie e probabilmente anche al resto del mondo. Fa di certo piacere sentire alcune cose raccontate dalla viva voce di chi c’era: Sylvester Stallone in particolare compare per dare un riassunto efficace e onesto della loro rivalità che attraversò tutti gli anni Ottanta, ma si segnalano anche Jamie Lee Curtis, Danny DeVito, Ivan Reitman (a dimostrazione che il documentario ha richiesto qualche anno di lavoro) e un onnipresente James Cameron, uno dei migliori amici di Schwarzenegger a Hollywood.

Un progetto senza troppe sorprese

Ma fa piacere più che altro per effetto nostalgia. Anche le tanto chiacchierate confessioni sulle molestie commesse in passato non sono delle vere rivelazioni e neanche il suo primo pentimento – più che altro un modo per chiarire in modo inequivocabile come andarono le cose e per ribadire senza ombra di dubbio che si trattò di un errore del quale il nostro si scusa. Ma quelle molestie fecero scandalo già all’epoca, minacciando di rovinare la sua corsa elettorale (e in realtà alimentandola ulteriormente), e già allora Schwarzenegger ne parlò. In questo senso diciamo che Arnold non ha un grande valore in quanto documentario, anche perché l’ex governatore della California non è mai stato timido o parco di parole, e la sua vita e la sua carriera sono costellate di dichiarazioni e proclami che l’opera di Netflix si limita a riproporci e a mettere in ordine.

In quanto versione animata della pagina Wiki di Schwarzenegger, narrata dallo stesso protagonista del documentario, Arnold però funziona. L’ex mister Universo è una persona affascinante, carismatica, profondamente filosofica nel suo approccio alla vita e ormai abbastanza anziana da potersi permettere di esprimersi a motti, slogan e perle di saggezza. E la sua vita è un bel riassunto del Sogno Americano nella sua versione più Eighties, zuccherosa e in ultima analisi irrealistica: il ragazzino pieno di sogni che scappa dalle montagne per andare in America e diventa prima il miglior bodybuilder del mondo, poi la più grande star di Hollywood, infine la guida politica di un intero Stato. Quantomeno Arnold non ha paura di parlare anche dei lati oscuri di questa ascesa – che però, ancora una volta, sono molto meno oscuri di quanto richiederebbero le esigenze drammaturgiche.

Insomma: Se volete bene a Schwarzenegger, il documentario di Lesley Chilcott sembra fatto con il misurino per farvi sorridere e confermare tutto quello che già sapete. Se non ve n’è mai fregato nulla dell’ex bodybuilder che vuole salvare il mondo, difficilmente sarà Arnold a farvi cambiare idea, ma almeno potreste capire un po’ meglio il personaggio, e magari, chissà, arrivare persino ad apprezzarlo.

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