Ares: la recensione
Ares, serie horror di Netflix, accompagna lo spettatore in una storia sanguinaria, che solo nel finale svela il proprio senso
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Per la sua prima produzione olandese, Netflix ha optato per il genere horror. Ares è uno show che assimila il minimalismo e la seriosità di Dark e traduce tutto in qualcosa che somiglia inizialmente a Suspiria, ma che cerca anche da subito una strada propria. In otto episodi dall'apprezzabile durata di mezz'ora, va in scena un opprimente racconto di sensi di colpa, scoperta, fatti di sangue che solo negli ultimissimi minuti svela la sua vera natura. A quel punto le sfuggenti motivazioni dietro l'intreccio sono rivelate allo spettatore, compresa la reale tematica dello show. Un viaggio rapido, privo di particolari picchi, ma solido.
Come la Susy di Suspiria, Rosa rappresenta il punto di vista intoccato e per certi versi puro che si affaccia su un sistema malato, forse maledetto. Certo, non pecca di ingenuità, è un personaggio forte e animato da una grande voglia di riscatto, che non si pone problemi a contestare l'autorità. Eppure anche lei cade vittima di quella fascinazione per il potere che la società emana. Come in Suspiria, l'elitarismo dei superiori-maestri è complementare alla lotta tra i novizi che cercano di conquistarsi il loro favore (e tutto è metafora di una lotta che è anche al di fuori della struttura). E su tutto questo aleggia una dimensione sovrannaturale che incarna questa lotta sociale, e la fa esplodere in fatti di sangue improvvisi.
Questo spunto interessante non è sempre ben veicolato dalla scrittura della serie. Come detto, la vera natura dell'opera si svela solo nel finale, e sarà una strada molto oscura – letteralmente, la serie è davvero buia – e spesso asfissiante. Archiviata la premessa, la parte centrale della serie conosce vari momenti ripetuti, molte situazioni violente probabilmente inevitabili, ma che portano la trama ad uno stallo. La componente splatter è ben dosata, e nel momento in cui viene fuori dialoga bene con l'atmosfera, ma quanto a orrore puro Ares si mantiene ad un livello piuttosto basso. Solo nel finale, e forse troppo velocemente, la scrittura scatta in avanti verso la conclusione. Tutto considerato, Ares avrebbe potuto essere un film da due ore, e avrebbe funzionato in egual misura, se non meglio addirittura.