Arcane: la recensione del secondo atto
Il secondo atto di Arcane porta alle stelle le aspettative per il finale della serie e mantiene tutte le ottime caratteristiche del debutto
Tutti vogliono essere nemici di tutti, a quanto pare, più o meno come canta Enemy, il ritmato inno di Arcane suonato dagli Imagine Dragons, band di Las Vegas che più di tutte è legata alle orecchie della community di League of Legends, con Dan Reynolds e soci impegnati a trascorrere le nottate in tournée nella Landa degli Evocatori. E quando parliamo di nemici, tra i reami di Runeterra, ma soprattutto in Arcane, parliamo di un dualismo totale e senza toni di grigio: o sei con me o sei contro di me, insomma, o stai sopra o stai sotto, o sei di Piltover o di Zaun, come abbiamo già approfondito nella recensione dei primi episodi.
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Il percorso dei nostri protagonisti, in questo secondo atto che si pone come ovvio ponte tra l'inizio e la fine della vicenda, attraversa entrambe le realtà di Arcane, mescolando le carte in tavola, facendoci vedere i bassifondi dei bassifondi con gli occhi di un'agente ribelle, Caitlyn, la scintillante e composta Piltover nelle mani e nella mente dell'imprevedibile Jinx, o ancora il futuro dell'umanità attraverso la volontà di lasciare un segno nel mondo, come Viktor, o dal cercare di arrestare un progresso incontrollabile, ma inevitabile, secondo Heimerdinger. In mezzo a tutto questo troviamo Jayce, manipolato, circuìto, incapace di prendere decisioni sicure e concrete senza portarne il peso della responsabilità.
Come al solito, tutto questo ci viene narrato con un ritmo martellante, dove ogni inquadratura è studiata alla perfezione, dove non ti verrebbe mai da pensare che qualcuno, tra i ragazzi dello studio francese Fortiche, abbia suggerito: "Dai, approviamo questi layout e usciamo un'ora prima a farci una birra, e bella pe' tutti". La regia e la messa in scena sono a tratti maniacali, soprattutto nelle coreografie che definiscono un'azione incredibilmente frenetica ma perfettamente leggibile. In questo secondo atto, c'è una sequenza in particolare (a voi scoprire quale) dove la tecnica di animazione in bilico tra 3D ed effetti in 2D disegnati a mano, misti all'assenza del motion blur, dovrebbe essere ripresa frame-per-frame e studiata nelle scuole di animazione, cinema, fumetto, e in generale ovunque le immagini debbano prendere il sopravvento sulla parola. Una gioia per gli occhi, per le orecchie - visti i tanti dialoghi, sempre brillanti e mai banali - e per il cuore. Menzione speciale per tutte le movenze di Jinx, capaci di rendere palpabile la sua imprevedibilità, la schizofrenia, i sensi di colpa, il dolore e l'eccitazione, la follia e i pochi tratti di falsa lucidità.
"La seconda parte si distingue per altri tipi di dolore, più intimi e taglienti, quasi irrimediabili"Se il primo atto poneva le basi per la mutazione del racconto, concludendosi con una sequenza a dir poco drammatica, la seconda parte si distingue per altri tipi di dolore, più intimi e taglienti, quasi irrimediabili, frustranti - pensiamo a Viktor o a Jinx - cementando il tutto con una credibilità nell'intreccio della vicenda che, per quanto ci riguarda, va oltre ogni più rosea aspettativa. Al momento, Arcane è la serie da non perdere, da vedere a tutti i costi, consapevoli di volerne sempre di più, senza poterne avere di più. A consolarci rimane solamente l'attesa per l'atto finale, sperando che mantenga fede alle aspettative stellari.
Come nota a pié di pagina, ben più di un easter egg, i giocatori di League of Legends avranno sicuramente riconosciuto la terrificante presenza nei laboratori di Silco, il professore con cui è cresciuto Viktor, davanti alla sua grossa teca di vetro. E la cosa non preannuncia niente di buono.