Arcadia, la recensione
Abbiamo recensito per voi Arcadia, fumetto dei BOOM! Studios di Alex Paknadel e Eric Scott Pfeiffer
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
L’umanità è destinata a essere quasi spazzata via dalla Terra a causa di un’epidemia globale del papilloma virus. Le vittime stimate superano i sette miliardi, e i centocinquanta milioni di superstiti saranno chiamati a un’impresa impossibile: preservare la propria razza dall’estinzione. Una delle prime soluzione adottate è il Programma Arcadia, una realtà simulata, creata da una selezione di menti brillanti, nella quale custodire l'essenza dei caduti.
Si intitola Arcadia la miniserie di otto numeri edita nel 2015 dai BOOM! Studios e portata in Italia da Edizioni BD in un unico brossurato. L’opera è scritta da Alex Paknadel, mentre Eric Scott Pfeiffer si è occupato interamente delle tavole.
Come spesso accade, l’empia natura non strinse i mortali in social catena ma, piuttosto, li ha spinti gli uni contro gli altri, in un conflitto fratricida che ha portato a un unico risultato: l’annullamento definitivo. Poco importa se l’uomo sia fatto di carne e ossa o di pixel: tutti sono ottusamente chiusi in posizioni contrastanti e irremovibili che lasciano ben poco spazio a una risoluzione. Quest’ultimo aspetto nasconde il più grande fallimento dall’avvento di Internet: nato per unire in pochi secondi popolazioni distanti, è diventato un luogo dove riversare odio e cattiveria, lo specchio di una società sempre pronta a dar sfoggio delle sue contraddizioni.
Mentre si consuma questo deprecabile conflitto su scala globale, lo scrittore inglese scende nel particolare di storie dense di umanità e ricche di sfumature emozionali, capaci di abbracciare le più disparate posizioni in merito a temi quali la differenza di classe sociale e l’enorme potere del denaro. I protagonisti di Arcadia si muovono in zone pericolose e portano in scena la difficile arte del vivere in un’epoca in cui è quasi impossibile fidarsi di chi si ha intorno.
La trama imbastita da Paknadel è molto articolata, e nella fase centrale del volume sembra quasi girare a vuoto; nel finale, invece, si svela in tutta la sua ingegnosità. Gli otto capitoli sono attraversati da una palpabile tensione.
Sempre intrigante, la sceneggiatura è ben supportata dalla prova di Pfeiffer al tavolo da disegno. Lo stile asciutto, sintetico, a tratti graffiato dell’artista americano dà vita alla visionaria costruzione del mondo virtuale ideato insieme a Paknadel, bilanciata dalle atmosfere desertiche del mondo reale. Questa suggestiva alternanza è completata dall’espressività dei personaggi, ottenendo così un risultato funzionale e decisamente accattivante.