Appuntamento a Phonenix, la recensione
Abbiamo recensito per voi Appuntamento a Phonenix, racconto autobiografico di Tony Sandoval pubblicato da Tunué
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Tony ha una fidanzata che vive negli Stati Uniti d’America, a Phoenix per la precisione, e vuole raggiungerla per due motivi: il primo, ovvio, è per starle vicino e vivere una normale storia d’amore - la vicenda è ambientata a metà degli anni ‘90 quando cellulari, internet, Skype e Facebook erano chimere da film di fantascienza - il secondo investe la sfera professionale: la sua voglia di sfondare nel mercato a stelle e strisce come disegnatore.
Tony Sandoval, per la prima volta nella sua carriera, decide di intraprendere un viaggio indietro nel tempo, quando con la sua valigia di sogni partì per l’amore di una donna, per l’amore dell’arte. Questo è un romanzo grafico che cambia registro rispetto alla produzione precedente, lasciandosi andare all’autobiografia e abbandonando tematiche e ambientazioni più congeniali all’autore. E la variazione stilistica si avverte in Appuntamento a Phoenix, volume edito in Italia da Tunué.
La narrazione scorre fluida e ricca di momenti tragicomici che strappano un sorriso e allo stesso tempo una profonda riflessione sul dramma che in maniera sempre più forte segna la cronaca internazionale e la vita di milioni di persone. Bande di narcotrafficanti, contrabbandieri e criminali rendono ancora più complicato trovare il giusto corridoio che conduce nel paese delle possibilità e vanno ad aggiungersi al già rigido controllo della polizia di frontiera.
Se da un lato, quindi, il realismo di questa storia conquista per il pathos creato e per il ritmo che riesce a imprimere alla narrazione, dall’altro non convince per i toni spesso troppo edulcorati di certi passaggi. Questo è senza dubbio l’aspetto meno convincente di Appuntamento a Phoenix: la violenza dura e cruda, che dovrebbe caratterizzare le scene in cui i narcos o altri criminali irrompono nel racconto, risulta finta e patinata, quasi macchiettistica per la maniera con cui viene rappresentata. Non sappiamo quanto la scelta di utilizzare questo tono sia voluta, ma il retaggio dei racconti immaginifici di cui Sandoval è autore si avverte troppo e crea un contrasto eccessivo che quasi sminuisce la potenza di certe situazioni.
Non aiuta certo lo stile grafico che da sempre distingue Sandoval nel panorama internazionale del fumetto: il suo tratto rotondo e visionario che ben si adattava ai precedenti lavori perde la sua carica quando viene utilizzato per rappresentare scene che meriterebbero una rappresentazione più cruenta e realistica. La delicatezza di certe composizioni, le tinte acquarello che trasmettono una cifra artistica alta, perdono la loro efficacia, sminuendo il grande valore artistico dell’autore messicano.
Possiamo parlare di passo falso? Sicuramente no: la capacità di conquistare il lettore, di condurlo attraverso un viaggio emotivo forte dai tanti risvolti e il grande impatto visivo delle tavole di Sandoval impreziosiscono questo volume - di cui consigliamo la lettura - e lo pongono ancora all’attenzione del grande pubblico. La sua voglia di cambiare e raccontare un processo di maturazione personale vanno apprezzati e sottolineati, a denotare la capacità dell’autore di mettersi in discussione e di non restare ancorato in porti a lui più congeniali. Ma il tono fiabesco con il quale viene presentato Appuntamento a Phoenix stride eccessivamente con la brutalità del dramma dei clandestini, di quelle continue carovane di speranza che spesso si traducono in morte.