Appaloosa

Uno sceriffo e il suo aiutante devono liberare una città da un ricco prepotente, ma le cose non andranno come previsto. Qualche incertezza, ma anche molta originalità per questo western con Ed Harris e Viggo Mortensen...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloAppaloosaRegiaEd HarrisCastViggo Mortensen, Renée Zellweger, Ed Harris, Jeremy Irons, Lance Henriksen, Tymothy Spall
Uscita

La prima scena racchiude un po' le diverse contraddizioni di questo film. E' decisamente una sequenza d'impatto e che fornisce il tono a tutta la pellicola, chiarendo subito qual è il cattivo della situazione. Eppure, lascia un po' perplessi per una certa improbabilità. Ecco, forse Appaloosa è un po' così: forte, energico, particolare e, per questo, a tratti anche un po' zoppicante. Ma, in realtà, sono delle incertezze che si accettano ben volentieri, in un panorama cinematografico sempre più piatto e banale, in cui prendere dei rischi è praticamente impossibile.

All'inizio, si ha l'impressione di non vedere nulla di nuovo. C'è un cattivo lampante, che con la forza e i soldi vuole imporre la sua legge e consentire ai suoi uomini di spadroneggiare indisturbati, anche a costo di uccidere persone innocenti. Dall'altra, una coppia di tutori dell'ordine che tenta di riportare la tranquillità nella cittadina, anche a costo di sfidare una banda numerosa e disposta a tutto. In mezzo, una giovane donzella che sembra avere una funzione ovvia nello sviluppo della trama.

Eppure, Appaloosa sembra voler seguire la lezione dei classici (Mezzogiorno di fuoco su tutti), ma riuscendo anche a sorprendere. Quando, per esempio, si pensa che il triangolo amoroso sembri non funzionare, ecco che la Zellweger (attrice che magari non riesce proprio a nascondersi in un ruolo, ma pazienza) tira fuori delle caratteristiche inaspettate. Intanto, Ed Harris (sia come regista che come protagonista) fa emergere una bella ironia asciutta, che ricorda a tratti Clint Eastwood. E Viggo Mortensen dimostra ancora una volta di sapersi scegliere ruoli molto interessanti, anche senza che ci sia David Cronenberg di mezzo.

Qualche cosa fastidiosa? Magari, avremmo preferito un atteggiamento un po' meno marziale da parte dei due sceriffi, che sembrano fin troppo noncuranti nei confronti della possibilità di morire. E i problemi dialettici di Harris ce li saremmo risparmiati volentieri, visto che sembrano un'idea da Vincenzo Salemme. Ma tante cose si vedono con piacere, a cominciare da un processo in quel periodo, fatto ovviamente con uno stile poco ortodosso. O magari degli scontri a fuoco interessanti, che di sicuro non lasciano indifferenti.

E se il finale va nella direzione che tutti auspicano, va detto che segue la lezione di William Goldman: dai al pubblico quello che vuole, ma non nel modo in cui si aspetta. E, in effetti, quando si teme che il regista non saprà come concludere il film, ecco arrivare una risoluzione convincente e intelligente, che alle spalle ha delle motivazioni anomale per un western. Insomma, una pellicola che fonde la storia di Hollywood con qualcosa di nuovo. Anche senza essere un capolavoro, un titolo che va difeso...

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