Apex Construct, vivere in realtà virtuale l’estinzione della nostra specie - Recensione

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Di mondi così, ormai, ne abbiamo visti più di un paio. Dall’avanguardista, all’epoca s’intende, Enslaved: Odyssey to the West, sino al più recente Horizon Zero Dawn, negli ultimi anni il mondo videoludico ha conosciuto un tipo di apocalisse ben diverso rispetto a quello profetizzato da saghe come Fallout. Non più un inverno post-atomico abitato da esseri deformi, quanto una più o meno drammatica sostituzione dell’essere umano con robot e macchine particolarmente ecologiche ed amiche della natura.

La natura, rigogliosa e che fagocita lentamente ciò che una volta è stato dell’uomo, si estende a vista d’occhio anche nel pianeta Terra immaginato e disegnato per l’occasione da Fast Travel Games, team di sviluppo all’esordio con la realtà virtuale con Apex Construct, avventura che catapulta il videogiocatore nei panni di un essere umano, a cui sono state impiantati organi cibernetici, appena risvegliatosi dopo un sonno criogenico lungo anni, affamato di risposte.

Il protagonista non sa bene dove si trovi, né perché sia l’ultimo essere umano vivente. Partirà così in un viaggio che lo porterà a contrapporsi ad un’intelligenza artificiale che controlla un branco di robot dalle forme animali, determinato a scoprire la verità e se ci sia un modo di far rifiorire e risorgere la sua specie.

[caption id="attachment_182272" align="aligncenter" width="1000"]Apex Construct screenshot Tra una missione e l’altra potrete fare tappa al campo base e spendere l’esperienza accumulata per potenziare l’equipaggiamento.[/caption]

Si tratta di un epopea spesso immersa nel silenzio, in ambientazioni quasi sempre immobili, rischiarate da un sole che riflette colori caldi e rilassanti. Graficamente e artisticamente il gioco si presenta molto bene. Al realismo, gli sviluppatori hanno preferito uno stile vagamente cartoon, con una palette sgargiante, contorni morbidi e proporzioni vagamente deformate. C’è un po’ di aliasing, ma il colpo d’occhio è gradevole, gli scenari sono generalmente evocativi, soprattutto quando si è assorti nei suoni della natura.

Purtroppo, numerosi problemi di natura tecnica rendono l’esplorazione, una delle due componenti principali dell’esperienza, tutt’altro che piacevole in diversi frangenti. Per interagire con il mondo di Apex Construct dovrete necessariamente armarvi di una coppia di Move, sistema di input prescelto con cui potrete mimare i gesti dell’avatar, sia per afferrare gli oggetti, sia per interagire con i terminali, che per selezionare ciò che vi serve nel pratico inventario sempre a portata di mano."Le fasi di combattimento funzionano piuttosto bene. La fisica che controlla la traiettoria delle frecce è credibile e il mimare letteralmente il tendere l’arco regala immense soddisfazioni."

Nonostante sia garantita la totale libertà di movimento, così come il teletrasporto istantaneo da un punto all’altro dell’ambientazione, feature già utilizzata in altri titoli per la realtà virtuale, utilissima per arginare gli effetti della motion sickness, dovrete inizialmente fare i conti con un control scheme inutilmente affollato di comandi ed inspiegabilmente difficile da padroneggiare. Giocando con le opzioni si riesce a domare la situazione, ma avrete la permanente sensazione di non avere mai il totale controllo, soprattutto quando dovrete vedervela con un branco di robot, desiderosi di estinguere per sempre la razza umana, uccidendone l’ultimo rappresentante.

L’altra anima di Apex Construct è difatti rappresentata dai combattimenti. Armati di arco e bombe, anche in questo caso si tratterà di mimare lo scoccare di una freccia o il lancio di un ordigno per rispondere alle offensive nemiche. All’occorrenza, uno scudo difensivo potrà ripararvi in qualsiasi istante, manovra che richiede tempismo e che, naturalmente, non vi darà la possibilità di rispondere al fuoco.

Se il tutto funziona alla grande finché dovrete affrontare un robot alla volta, magari attaccandoli da distanza siderale dopo averli distratti lanciandogli nelle vicinanze un oggetto, quando sarete pressati da più lati faticherete e non poco a compiere tutte le azioni richieste, sempre a causa di un sistema di controllo mal calibrato.

Le fasi di combattimento, tuttavia, funzionano piuttosto bene. La fisica che controlla la traiettoria delle frecce è credibile e il mimare letteralmente il tendere l’arco, per scoccare i dardi fatali, regala immense soddisfazioni.

[caption id="attachment_182273" align="aligncenter" width="1000"]Apex Construct screenshot La gestione delle collisioni è tutt’altro che perfetta. In un paio di occasioni siamo rimasti incastrati tra gli elementi dello scenario, costringendoci a riavviare la missione.[/caption]

Meno efficaci le fasi esplorative. Se i documenti che troverete in giro innescano una trama piuttosto godibile, deludente finale escluso, fin troppo presto e con troppa frequenza cadrete nel trabocchetto del backtracking che, per un gioco che dura al massimo cinque ore, è un difetto non da poco. Come se non bastasse, la già criticata interazione con alcuni elementi dello scenario renderà particolarmente frustrante alcuni passaggi. Hackerare un PC, utilizzando un’interfaccia che ricorda il vecchio DOS, regala attimi di pura gioia, soprattutto se siete inguaribili nostalgici, ma raccogliere un tesserino di riconoscimento dal pavimento può letteralmente tramutarsi in un piccolo incubo.

Da questo punto di vista il team di sviluppo ha già promesso una patch ripartiva, ma al momento le cose non funzionano quasi mai come dovrebbero.

Apex Construct vive di qualche alto e di diversi bassi. L’avventura, di per sé, ha molto da offrire agli amanti della fantascienza e degli scenari post-apocalittici. Nonostante un finale mal diretto, il viaggio in questa Terra del futuro è affascinante, evocativo, alienante al punto giusto. Purtroppo il gameplay ci mette spesso e volentieri del suo per infastidire l’utente. I combattimenti si difendono quasi sempre, un po’ meno le fasi esplorative, azzoppate da un sistema di controllo poco preciso e da diversi problemi di natura tecnica.

Non è difficile trovare di meglio rispetto alla produzione di Fast Travel Games, per restare in ambito VR basta citare Robinson: The Journey, eppure, complice la penuria di uscite in ambito realtà virtuale, gli amanti di avventure fantascientifiche potrebbero trovare almeno un buon motivo per dare una chance al gioco, soprattutto se la promessa patch rilasciata al day-one risolverà buona parte delle magagne tecniche.

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