Anubi, la recensione

Abbiamo recensito per voi Anubi, opera di Taddei e Angelini riproposta da Coconino Press

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Anubi, anteprima 01

Questa primavera, Coconino Press ha riproposto in una corposa edizione brossurata Anubi, il fumetto creato nel 2015 da Marco Taddei e Simone Angelini per Grrrz Edizioni, vincitore del premio Carlo Boscarato come Miglior fumetto italiano al Treviso Comic Book Festival 2016.

In un periodo storico in cui si è affermata sul mercato una sorta di slice of life nostrana, con fragili protagonisti vittime di ansia e paure che hanno paura di se stessi e di ciò che li circonda, Anubi incarna fin dalla sua prima apparizione il prototipo del cinico che si muove in un mondo ostile.

Il personaggio è contemporaneamente una divinità egizia, un ragazzo come tanti, uno scarto della società moderna e tante altre cose, a seconda della persona con cui interagisce in quel frangente; nella sua spontaneità, nelle sue scelte sbagliate e nel suo sguardo disincantato sul mondo c'è la summa di un presente scomodo, costellato di fallimenti intervallati da gioie sporadiche, assolutamente insufficienti per equilibrare i piatti della bilancia.

Il tono dell'opera è a metà via tra il grottesco e l'onirico. La quotidianità di Anubi è fatta di riti, facce ricorrenti e continui problemi (alcool, soldi, droga, donne), con le sue fughe dalla realtà che agli occhi del lettore possono risultare molto più metabolizzabili nella loro leggerezza, rispetto al clima estremamente pesante che si respira nella sua città.

Anubi, anteprima 02

Il suo essere palesemente un outsider non implica, però, che quella del protagonista sia una condizione di eterna solitudine, anzi: il Dio Sciacallo è schietto con chi lo circonda e non ha alcun problema a frequentare le varie figure che infestano (letteralmente) la zona. Se da un lato tutti sembrano deriderlo ed emarginarlo in contesti sociali condivisi dalla folla, alcuni dialoghi più intimi esprimono il profondo malessere dei suoi concittadini piuttosto che un odio nei suoi confronti, con Anubi che diventa a sua volta spettatore di una realtà che va decomponendosi in modo inesorabile.

Tra i suoi compagni d'avventura - se così si possono chiamare - spicca Horus, altra divinità appartenente allo stesso pantheon. A differenza di Anubi, il divino con le fattezze di un uccello è più remissivo e allucinato, con una personalità sicuramente meno aperta e leggibile. Al termine della lettura resta la curiosità riguardo a questa altra faccia della medaglia, e gli autori ci vengono incontro con Horus, pubblicato da Coconino lo scorso maggio.

Nonostante abbia già qualche anno sulle spalle, Anubi resta una produzioni italiane che maggiormente riescono a rispecchiare la vita disillusa e monotona di provincia, dei vinti e di chi non ha più nulla da perdere.

Taddei e Angelini non si fanno impietosire dai temi trattati e mettono ogni lettore davanti ai propri peccati più intimi e inconfessabili, aggirando il facile sentimento compassionevole in favore del ribrezzo e della vergogna: un cocktail fenomenale che porta a leggere il volume tutto d'un fiato, dalla prima all'ultima tavola.

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