Anthology of Fear, la recensione

Anthology of Fear è un horror in prima persona che, però, non riesce a spaventare nemmeno per un'istante il giocatore

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Anthology of Fear, a un primo sguardo, può sembrare lo stereotipo di una determinata tipologia di videogame appartenenti al genere horror. Una mistero da risolvere, personaggi dall’oscuro passato, presenze inquietanti che ruotano attorno a noi e un’interazione con il mondo di gioco ridotta all’apertura di vari comodini e/o armadi. Si tratta di una combinazione di fattori che, seppur mancando di innovazione, potrebbe comunque portare a un risultato interessante. Sia chiaro: il livello del primo Layers of Fear o di Visage risulta difficile da raggiungere, ma la possibilità di dare vita a un’opera perfetta per i fan di questa tipologia videoludica è sinceramente tangibile. Eppure, come stiamo per raccontarvi, i ragazzi di OhDeer Studio e di 100 GAMES non ce l’hanno fatta.

Sviluppare videogiochi non è affatto facile. Sviluppare videogiochi che funzionino e appassionino, poi, è ancora più complesso. Per non parlare dell’ottimizzazione, che necessita che un titolo funzioni egregiamente (o anche solo che “funzioni”) su piattaforme differenti come Nintendo Switch, Xbox o PC, con tutta la scalabilità delle specifiche a corredo. Il problema è che questi ragionamenti e relativi aggiustamenti devono essere fatti all’interno del periodo di sviluppo e non una volta che l’opera raggiunge il mercato. A quel punto, infatti, finisce in mano a chi, come chi vi scrive, si occupa di recensire videogiochi o, ancora più importante, al grande pubblico che determina poi il successo o il fallimento di un progetto. 

Sta a voi, quindi, decidere se Anthology of Fear meriti o meno i dieci euro del suo costo. Quello che possiamo fare noi, però, è spiegarvi perché quei dieci euro potrebbero essere benissimo spesi altrove. Il tutto, ovviamente, senza l’intenzione di infangare e/o danneggiare un team qui al loro primo progetto.

UNA BASE INTERESSANTE. UNO SVILUPPO INCERTO. UNA FINE TRAGICA.

Anthology of Fear, come già accennato, avrebbe potuto essere un buon titolo. La trama è tra le più classiche e vede il nostro protagonista coinvolto in un’indagine per scoprire cosa sia accaduto al proprio fratello scomparso. Questo lo condurrà all’interno di un ospedale che sembra effettuare strani esperimenti relativi al mondo dei sogni. Esperimenti testimoniati all’interno di alcune (due) videocassette grazie alle quali potremo rivivere tragici eventi accaduti alle persone che hanno frequentato quella misteriosa struttura.

Se la base può sembrare interessante, l'opinione cambia drasticamente mano a mano che si entra nel cuore della storia. Le due videocassette che ci permettono di interpretare altrettanti nuovi personaggi fanno luce sugli avvenimenti, ma senza regalare particolari sorprese e/o risvolti interessanti. Nel secondo caso vengono anche trattati temi pesanti come il suicidio e la depressione, senza però riuscire mai a coinvolgere emotivamente il giocatore. A questo si aggiungono diversi problemi, come linee di dialogo mancanti che ci hanno impedito di capire cosa ci dicesse un importante NPC contattato attraverso la chat di un vecchio PC.

Come se non bastasse, la versione Xbox di Anthology of Fear da noi testata ha un bug gravissimo che chiude l’applicazione a 15 minuti dalla fine durante una cut-scene. La cosa è già stata fatta notare nello scorso mese dal popolo dell’internet, ma al giorno d’oggi ancora nessuno ha sistemato questo problema. Abbiamo provveduto a vedere su YouTube l’ultima parte della storia, che in questo modo possiamo affermare duri all’incirca due ore. Due ore che cercano di spaventare il giocatore, senza mai riuscirci davvero. Non basta, infatti, qualche jump scare per incutere timore. Men che meno se il comparto grafico appare datato di almeno dieci anni, come vedremo in seguito.

IL NULLA

Se nel comparto narrativo è possibile comunque trovare qualcosa di buono, quando si affronta il tema del gameplay non abbiamo veramente molto da dire. Anthology of Fear è un vero e proprio disastro sotto tutti i punti di vista. Aprire e chiudere i cassetti di livelli riciclati più volte non solo non è soddisfacente, ma presto viene pure a noia. I pochi documenti che è possibile trovare in giro (che soffrono pure di un problema legato al “wall of text” e alla formattazione) sono bene in vista sopra i mobili, rendendo del tutto superfluo esplorare le varie aree. Gli enigmi inseriti tentano talvolta di rendere più interessante il tutto, ma senza mai riuscirci davvero a causa di soluzioni ripetute e sin troppo semplici.

Verso il finale della prima videocassetta, inoltre, viene introdotta anche la possibilità di sparare con una strana arma. Arma che ci permette di colpire i nemici (degli zombie del tutto fuori contesto) solamente quando sentiamo squillare un telefono. Questa sarebbe anche un’idea interessante e che potrebbe aggiungere pathos all’azione, ma che nell’opera di OhDeer Studio viene gettata alle ortiche. Per capire quanto tutto questo sia sbagliato, vi basti pensare che i dev hanno affidato al pulsante “A” lo sparo. Una scelta che, in un modo dove questa azione è assegnata sempre ai grilletti posteriori, risulta anacronistica e senza il benché minimo senso.

UN VIAGGIO NEL TEMPO

Nonostante gli screenshot sembrino rendere giustizia al gioco, Anthology of Fear è anche un titolo tecnicamente arretrato. Lo si nota dai modelli dei vari prop sparsi per i livelli, dalle animazioni dei pochi personaggi in movimento e da un sistema d’illuminazione appartenente all’epoca PlayStation 3 e Xbox 360. Discorso simile per il comparto sonoro, che presenta un doppiaggio in inglese dalla qualità mediocre e una soundtrack a dir poco dimenticabile. A corredo troviamo poi tutti i bug già citati e diversi (e immotivati) cali di frame. Piccola consolazione per il nostro Paese: il titolo è sottotitolato in italiano, ma segnaliamo che bisogna attivare la lingua nel menù delle opzioni.

Anthology of Fear, come avrete ormai capito, è un disastro su tutta la linea. Nell’opera prima di OhDeer Studio c’è qualche buona idea e siamo certi che i ragazzi possano migliorare in futuro, ma quanto visto sembra più un esercizio svolto (male) durante un corso di game design, piuttosto che un gioco vero e proprio. Lo dimostra una scrittura approssimativa, la totale assenza di conoscenze di level design e problemi tecnici così gravi da non permettere ai giocatori (almeno a quelli Xbox) di raggiungere i titoli di coda. Un vero peccato, soprattutto viste le premesse sulla carta.

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