Antarctica Calling, la recensione | Locarno 76
Centrato su un viaggio verso il Polo Sud ma con così poco da dire da finire a parlare del suo documentarista, Antarctica Calling è uno strazio
La recensione di Antarctica Calling, il documentario di Luc Jacquet presentato fuori concorso al festival di Locarno
Jacquet torna tra i ghiacci, rispettoso della natura e portando con sé il medesimo vocabolario saggio di un capo indiano americano con una vita di contemplazione delle praterie alle spalle, e ci propone ora questo viaggio in cui lui è importante tanto quanto, se non di più, degli ambienti filmati. Le sue impressioni così raffinate e letterarie, la sua vita da documentarista (ma anche di più, da artista!), l’impervio viaggio e la meraviglia dell’estasi del ghiaccio, tremano di fronte al rigore delle sue parole e al fragore con il quale i suoi anacoluti sfondano piccoli iceberg insieme alla nave rompighiaccio. Raramente un documentario ha parlato così poco del suo soggetto e così tanto del suo autore, senza che il secondo avesse granché da dire.
Qualsiasi possibile idea di sguardo sulla natura dotato della potenza poetica herzoghiana non va nemmeno accarezzata. Non bisogna nemmeno fare il tentativo. Qui non c’è nessuna riflessione reale riguardo ciò che viene guardato, nessuna ambizione di uno sguardo rivelatore, solo le impressioni di un viaggiatore che pensa ai problemi del mondo facendosi scendere sul viso una singola rigorosa lagrima al pensiero degli errori dell’uomo (errori che condanna con lo sconforto di un incompreso intellettuale romantico in esilio di metà ‘800). Nondimeno alla fine di questo strazio egoriferito i pinguini finalmente marceranno, per la gioia del pubblico in cerca di sequel. E ovviamente Jacquet marcia con loro, confuso tra di essi grazie agli effetti ottici di alcune inquadrature, allontanandosi nella tempesta di ghiaccio come un cowboy verso il tramonto, mentre fortunatamente per loro i pinguini non possono sentirlo parlare di “Linee magnetiche”, “abbagliante bianchezza” e del declino della razza umana. Eroico. A modo suo.
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