Ant-Man, la recensione [2]

Per la prima volta, con Ant-Man, la Marvel sposta il suo asse dall'azione alla commedia pura. Il film ormai solo scritto da Wright è un piccolo miracolo

Critico e giornalista cinematografico


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Come sappiamo Ant-Man doveva essere un disastro, un disastro annunciato come quasi sempre è quando un regista e sceneggiatore dalla mano e dallo stile pesanti (Edgar Wright, aiutato da Joe Cornish) esce dalla lavorazione ad uno stadio troppo avanzato, in questo caso a riprese pronte a partire, e un altro diverso, con un'altra testa, gli subentra. In questo caso il prescelto è Peyton Reed, un mestierante che vanta solo commedie (e non eccezionali), a cui viene dato il compito di mettere in scena la sceneggiatura di uno dei talenti più limpidi e originali in circolazione, un virtuoso del montaggio e della action comedy. Il risultato è però sorprendente.

Non sapremo mai come sarebbe stata la versione 100% Wright di questo film (un indizio lo danno le ricostruzioni delle conversazioni fatte da Michael Peña, in pieno stile Wright, tutto montaggio e rapidità), tuttavia il lavoro di Peyton Reed è ben più che dignitoso e paragonarlo per forza con quel che il film poteva essere sarebbe ingiusto.

In perfetta sintonia con lo spirito Marvel, Ant-Man nemmeno per un attimo prende sè e il proprio tema sul serio

In perfetta sintonia con lo spirito Marvel, Ant-Man nemmeno per un attimo prende sè e il proprio tema sul serio, eppure riesce nell'equilibrismo di creare una tensione per la sopravvivenza nella rincorsa ad un obiettivo rischioso e importante per i protagonisti anche a dispetto di un attore scelto per il ruolo del villain, Corey Stoll, tra i più sciapi di sempre. Ant-Man getta ogni maschera quasi subito, già dalla prima scena, non è un film d'azione con ironia ma una vera commedia con scene d'azione, dichiaratamente, tutto è finalizzato all'umorismo, anche la trama avventurosa sembra piena di svolte funzionali più alle gag che verranno che all'azione. Soprattutto è il primo film a trovare ridicola l'idea che deve adattare, quella di un supereroe che diventa minuscolo, alleggerendo di fatto l'atmosfera e (ma questo è merito di come Reed ha saputo leggere la sceneggiatura di Wright) senza contaminarne lo spirito ardimentoso.

La redenzione del ladro attraverso la più improbabile delle avventure, ma soprattutto il confronto con un pazzo pericoloso in un mondo inedito, quello microscopico, sembra non esaurire mai nuove idee di commedia. L'espediente che altri avrebbero potuto trascurare delle diverse grandezze degli oggetti è solo uno di questi, il più consciamente filmico. È infatti evidente che dietro Ant-Man ci sia Radiazioni BX: distruzione uomo (e meno male!). Tutte le suggestioni migliori del film di Jack Arnold tratto da Matheson sono presenti, dai luoghi ordinari che visti dalla prospettiva ridotta si trasformano in scenari da cinema di genere (basti pensare al trenino che diventa treno da western), agli animali mostruosi fino al clamoroso rimpicciolimento verso l'infinito, idea che porta con intelligenza una storia dagli ambiti ristretti in una dimensione universale e suggestiva, oltre il terrestre e nei medesimi luoghi "fantastici" in cui sono ambientati gli altri film Marvel.

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