Ant-Man, la recensione [2]
Per la prima volta, con Ant-Man, la Marvel sposta il suo asse dall'azione alla commedia pura. Il film ormai solo scritto da Wright è un piccolo miracolo
Non sapremo mai come sarebbe stata la versione 100% Wright di questo film (un indizio lo danno le ricostruzioni delle conversazioni fatte da Michael Peña, in pieno stile Wright, tutto montaggio e rapidità), tuttavia il lavoro di Peyton Reed è ben più che dignitoso e paragonarlo per forza con quel che il film poteva essere sarebbe ingiusto.
In perfetta sintonia con lo spirito Marvel, Ant-Man nemmeno per un attimo prende sè e il proprio tema sul serioLa redenzione del ladro attraverso la più improbabile delle avventure, ma soprattutto il confronto con un pazzo pericoloso in un mondo inedito, quello microscopico, sembra non esaurire mai nuove idee di commedia. L'espediente che altri avrebbero potuto trascurare delle diverse grandezze degli oggetti è solo uno di questi, il più consciamente filmico. È infatti evidente che dietro Ant-Man ci sia Radiazioni BX: distruzione uomo (e meno male!). Tutte le suggestioni migliori del film di Jack Arnold tratto da Matheson sono presenti, dai luoghi ordinari che visti dalla prospettiva ridotta si trasformano in scenari da cinema di genere (basti pensare al trenino che diventa treno da western), agli animali mostruosi fino al clamoroso rimpicciolimento verso l'infinito, idea che porta con intelligenza una storia dagli ambiti ristretti in una dimensione universale e suggestiva, oltre il terrestre e nei medesimi luoghi "fantastici" in cui sono ambientati gli altri film Marvel.