Another Life (seconda stagione): la recensione

Alla seconda – forse ultima – stagione, Another Life conferma i difetti della prima annata

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Another Life (seconda stagione): la recensione

Se la prima stagione di Another Life raccontava l'allontanamento, la perdita nello spazio, la ricerca della verità, la seconda è il suo opposto. Raggiunto il limite della ricerca, la nave stellare dei protagonisti fa rotta verso casa, con brandelli di verità, tante ferite, parecchia angoscia. Ma in questo viaggio del ritorno non ci saranno tante sorprese, e quelle presenti non saranno esattamente positive. Alla seconda – forse ultima – stagione, Another Life conferma tutti i difetti della prima annata, e non riesce a riscattare nemmeno con un colpo di coda finale una storia alla quale sembra non credere del tutto.

È fantascienza molto diretta e senza fronzoli quella della serie Netflix, e nulla di male ci sarebbe in tutto questo. Tuttavia è proprio la godibilità di fondo a mancare da questo show che continua in questi dieci nuovi episodi a torturare i suoi protagonisti senza soluzione di continuità e senza un intreccio solido. C'è la nave Salvare con il suo equipaggio, sperduto ai confini dello spazio raggiungibile, a cercare di capire cosa voglio gli alieni Achai. Sono superiori, indistruttibili, onnipotenti quasi. Ma sono amici o nemici? La "crew" scopre tutto questo a sue spese, mentre proseguono le ricerche anche a casa per cercare di svelare la verità.

La scrittura della serie, va detto, non è particolarmente curata. Anche in questa stagione, come nella prima, il dramma passa attraverso momenti allucinatori, continue apparizioni, personaggi fuori di sé. Non si riesce a costruire mai una vera empatia per Niko Breckinridge (Katee Sackhoff, che merita un palcoscenico migliore) e per gli altri della squadra, perché la storia non costruisce dei caratteri coerenti o un'ambientazione affidabile. Tutto è vago, dalle motivazioni alle tecnologie. E quindi via a wormhole, IA, torture sconsiderate, mutilazioni, ma tutto sommato non così importanti. I personaggi si spostano, sia emotivamente che fisicamente, senza che tutto questo sembri avere un peso specifico nella narrazione.

Si arriva alla resa dei conti, dopo un viaggio in un spazio che tra le altre cose sembra anche affollato, ma che non trasmette mai quella meraviglia, come se l'unico interesse fosse quello di spostarsi sempre al momento successivo, e mai di vivere pienamente quello che succede. E anche alla decisiva resa dei conti, tutto sembra vago e malscritto. Le regole della coerenza interna sono aggiornate ad ogni scena, i personaggi sono dimenticabili, Another Life sembra non avere nemmeno la capacità di esagerare in negativo, rimanendo almeno memorabile. Sarebbe facile identificarla come fantascienza di serie B, ma sarebbe già qualcosa.

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