Another Life (seconda stagione): la recensione
Alla seconda – forse ultima – stagione, Another Life conferma i difetti della prima annata
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Se la prima stagione di Another Life raccontava l'allontanamento, la perdita nello spazio, la ricerca della verità, la seconda è il suo opposto. Raggiunto il limite della ricerca, la nave stellare dei protagonisti fa rotta verso casa, con brandelli di verità, tante ferite, parecchia angoscia. Ma in questo viaggio del ritorno non ci saranno tante sorprese, e quelle presenti non saranno esattamente positive. Alla seconda – forse ultima – stagione, Another Life conferma tutti i difetti della prima annata, e non riesce a riscattare nemmeno con un colpo di coda finale una storia alla quale sembra non credere del tutto.
La scrittura della serie, va detto, non è particolarmente curata. Anche in questa stagione, come nella prima, il dramma passa attraverso momenti allucinatori, continue apparizioni, personaggi fuori di sé. Non si riesce a costruire mai una vera empatia per Niko Breckinridge (Katee Sackhoff, che merita un palcoscenico migliore) e per gli altri della squadra, perché la storia non costruisce dei caratteri coerenti o un'ambientazione affidabile. Tutto è vago, dalle motivazioni alle tecnologie. E quindi via a wormhole, IA, torture sconsiderate, mutilazioni, ma tutto sommato non così importanti. I personaggi si spostano, sia emotivamente che fisicamente, senza che tutto questo sembri avere un peso specifico nella narrazione.