Anonymous - la recensione
Fastoso, elaborato e molto ricercato, l'esperimento di storia filologica dell'arte di Roland Emmerich si rivela un'effimera americanata...
Shakespeare non era Shakespeare. Forse.
L'impressione è che Roland Emmerich riesca meglio quando le spara proprio grosse e non quando cerca un'impensabile equilibrio nella descrizione di una realtà probabile che qualcuno ci vuole tenere nascosta. Che Shakespeare non fosse quello che crediamo è fatto accademicamente noto, ma la fantabiografia, comunque romanzata, comunque agiografica, di un personaggio sul quale non si hanno notizie, che viene spacciata per vera è un po' pesante.
Che poi intendiamoci, fosse un buon film si sarebbe passati sopra a tutto, ma è quando i luoghi comuni si fanno indecenti che diventa inevitabile pensare: "Ma davvero mi sto facendo raccontare la vera verità storica da Roland Emmerich?" e desiderare l'arrivo del grande meteorite.
Anonymous è un lavoro pulito e ordinario, scritto all'americana per sollazzare chi ha un'idea di passato "che in fondo è proprio come ai giorni nostri", e che ottempera al principio tutto hollywoodiano per il quale il regista/scrittore/musicista/artista al centro del biopic deve aver avuto una vita in linea con la sua poetica artistica e, quanto peggio, non disdegna l'uso dei peggiori trucchi per piegare la realtà a quest'assunto.