Annie Ernaux - I miei anni Super 8, la recensione

Del girato video ritrovato dalla famiglia Ernaux scatena un montaggio e un viaggio negli anni '70 francesi commentato da Annie Ernaux

Critico e giornalista cinematografico


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Found footage nel senso letterale del termine, ovvero filmati recuperati, riguardati, montati insieme e proposti al pubblico con una chiave interpretativa. Non è un horror chiaramente ma una parte della vita di Annie Ernaux, premio Nobel per la letteratura 2022 e colonna della letteratura francese contemporanea già saccheggiata dal cinema (l’ultimo film tratto da un suo libro, in ordine di tempo, è il Leone d’oro La scelta di Anne). Lei ha scritto il testo che accompagna questo montaggio di filmini familiari realizzato dal figlio e la sua voce è quella che lo legge. Sono tutto ciò che il marito ha girato tra il 1972 e il 1981 quando lei iniziava la sua seconda carriera nella letteratura e i figli erano preadolescenti e poi adolescenti.

I miei anni Super 8 è chiaramente un pezzo di storia borghese francese, più che altro vacanze di una famiglia, gonfiate a film non tanto dalle immagini (sono quelle che è possibile immaginare anche se abbastanza ferme e di gusto) o dal montaggio (molto ordinario, convenzionale e semplice per quanto corretto) ma dal testo, che legge le immagini per noi. Annie Ernaux non commenta sempre direttamente ciò che vediamo ma ciò che dice informa la nostra visione, crea una pista interpretativa e sorregge la lettura e il lavoro evocativo di quelle immagini. È un tono narrativo che punta all’evocazione di un altro mondo e un’altra vita, sorprendentemente con poche concessioni alla nostalgia, nonostante tutto.

È difficile apprezzare in pieno il film senza sapere che la fortuna letteraria di Annie Ernaux viene dall’aver affrontato la sua vita nelle sue opere, che il ruolo convenzionale di madre (in cui la vediamo in questo film) le è sempre andato stretto e che poi il marito ha lasciato lei e i figli (e anche il proiettore ma non la macchina da presa Super 8) nel 1981. Questo secondo livello di lettura che fa anche di quest’opera una riflessione sulla vita di Annie Ernaux è forse il più concreto e godibile, senza di esso il film è una testimonianza del novecento francese con diverse notazioni d’epoca (scandali o svolte politiche che inquadrano quelle vacanze borghesi nel loro contesto). La forza visiva è veramente scarna, la capacità di usare il linguaggio delle immagini ancora minore. Solo la parola gli dà un senso.

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