Animosity Evolution vol. 1: Mondo nuovo, la recensione
Abbiamo recensito per voi il primo volume di Animosity Evolution, di Bennett, Doe e Gapstur
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
E venne il giorno in cui gli animali iniziarono a pensare, a parlare e, soprattutto, a vendicarsi. Quel giorno è stato ribattezzato il Risveglio ed è coinciso con il tramonto della supremazia della razza umana sulla Terra. Spezzate le catene che l'hanno tenuta bloccata per millenni, ogni specie animale ha iniziato a contribuire alla formazione di una nuova era in cui ottenere il proprio riscatto.
Questa volta, la storia è ambientata sull’altra costa del Paese, più precisamente a San Francisco, ed è incentrata sulla figura del veterinario Adam North. Nella comunità ribattezzata Città sul mare, Inverno-muto (un ibrido tra un lupo e un alaskan malamute) tenta di costruire una società in cui uomini e animali possano convivere in armonia. Professionalità come quella di Adam risultano necessarie in questa fase di transizione e consolidamento del potere, in attesa che l’utopico progetto possa materializzarsi.
Come molte altre storie survivaliste, Animosity sfrutta l’importante gancio offerto da un evento apocalittico per demolire ogni certezza etica e porre i protagonisti di fronte a uno scenario dai molteplici sviluppi. Inserendo brillantemente temi quali l’adolescenza e i rapporti familiari, la Bennett propone una serie molto avvincente e dalle molteplici chiavi di lettura.
Purtroppo, non ritroviamo lo stesso magnetismo della serie portante nei tre numeri di Rise, né nei primi due di Evolution: ormai scemato l’effetto novità generato dal ribaltamento di posizione tra uomini e animali, le due miniserie non riescono a incidere quanto la serie originale. Nonostante una componente action predominante, la lettura del volume risulta non così coinvolgente, a causa di una caratterizzazione debole dei personaggi e del susseguirsi di situazioni prevedibili.
La ridondanza di alcune soluzioni non viene mitigata dalla componente artistica affidata a Juan Doe (Rise) ed Eric Gapstur (Evoution): lo stile sintetico del primo non riesce a cogliere l’urgenza e l’instabilità della vicenda, risultando spesso fuori fuoco e penalizzando l’espressività dei personaggi (siano essi umani o animali); decisamente più centrata la prova di Gapstur, che preferisce sfruttare la tavola in orizzontale e accompagnare le diverse suggestioni della storia capitalizzandone le suggestioni.
Questo inizio poco convincente, però, non spegne l’interesse per il prosieguo di Animosity Evolution, nella speranza che l’ottima impressione destata dalla serie portante possa influenzare i toni e lo sviluppo dei prossimi capitoli.