Animali Fantastici e Dove Trovarli, la recensione

Confermando look, estetica e ritmo (blando) degli ultimi adattamenti di Harry Potter, Animali Fantastici e Dove Trovarli porta quel mondo in quello reale

Critico e giornalista cinematografico


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Non è chiaro se due esempi bastino per tracciare un’identikit dell’eroe rowlingiano, se cioè Harry Potter e Newt Scamander abbiano sufficienti tratti in comune per poter capire cosa sia l’eroismo per la scrittrice d’avventura più letta del pianeta dei nostri anni. Di certo non sono dei solitari i suoi eroi e sicuramente sono attivisti, cioè nonostante non ricoprano grandi ruoli vogliono influire sul destino del mondo che li circonda. Soprattutto sono poco inclini alla ribellione contro l’autorità, sono persone che sanno stare al proprio posto e domare l’irruenza anche quando questo significa salvare il mondo o il mondo dei maghi. La differenziazione è importante perché mentre la saga di Harry Potter si svolge prevalentemente ad Hogwarts e dintorni le avventure di Newt Scamander sono in mezzo ai non maghi. Dettaglio non da poco.

Stavolta i maghi devono vivere un’avventura per salvare il proprio mondo ma facendo i conti con i non maghi. La trama infatti racconta l’avventura di Newt Scamander al suo primo viaggio negli Stati Uniti con la sua valigia piena di animali magici che, per un banale scambio, finisce in mano di un non mago il quale aprendola ne libera alcuni. Toccherà al magizoologo riacchiapparli prima che la popolazione umana se ne accorga. Ad aiutarlo una ex Auror (la polizia dei maghi che fa in modo che i non maghi non scoprano la loro esistenza) del MACUSA, il Magico Congresso degli Stati Uniti, mentre parallelamente uno dei funzionari più alti in grado indaga sul caso di una creatura invisibile che porta distruzione e rischia anch’essa di svelare l’esistenza dei maghi.

Stranamente è proprio la parte introduttiva quella in cui il film arranca di più, mentre nella seconda parte sembra trovare la distensione giusta per dare il meglio. Nella saga di Harry Potter i primi film erano stati di gran lunga i migliori, avevano cioè mostrato la grande abilità della Rowling nel creare misteri, rimandare soluzioni e disseminare indizi, profumando l’aria di misteri intriganti.Animali Fantastici e Dove Trovarli, invece, nonostante vanti anch’esso un grande villain che incute timore e di cui praticamente si parla soltanto, non sembra altrettanto volenteroso nel lasciare acquolina in bocca. E sebbene sia già noto che i film saranno ben più d’uno, questo primo si chiude certo con diverse porte aperte ma senza alcuna sete di maggiori informazioni. Tutto quel che crediamo di voler sapere ci viene detto entro la fine del film e ogni curiosità è saziata. Per questo, benché il film sia buono, non sembra il miglior modo di avviare una saga.

Ancora più inusuale per J. K. Rowling è poi quanto male siano trattate le relazioni tra personaggi. Se ormai ogni spettatore ha avuto modo di farsi un’idea sulla regia di David Yates (per chi scrive un disastro senza appello che questo film non fa che confermare, a colpi di goffe soluzioni, ritmo altalenante e pessima gestione degli attori di cui fa le spese soprattutto Katherine Waterston), stupisce come in un film di buonissimo intrattenimento che non lesina in grandi trovate, che ha come sempre la capacità migliore di immaginare, creare e spaziare con la fantasia sia per il bestiario (alcuni animali sono davvero ben pensati, animati e curati) che per i luoghi (uno per tutti la camera della pena di morte che sembra uscita da Brazil di Terry Gilliam), alla fine i personaggi professino grandi sentimenti che non sentiamo né vengono costruiti. A parte l’unica storia d’amore del film, il coraggio, l’amicizia e la fratellanza di cui si parla non sono mai davvero credibili, mai rese concrete. Solo parole.

Rimane infine inspiegabile la scelta di Eddie Redmayne di creare un Newt Scamander così scostante, dotato di un eterno sorriso d'imbarazzo che non svela nessuna personalità, abile ma introverso a un livello tale che facilmente lo spettatore perde la pazienza e la curiosità, finendo ben presto a rassegnarsi a non volerlo conoscere.

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