Animali Fantastici: I segreti di Silente, la recensione
Indeciso fino ad oggi se essere un prequel letterario o cinematografico, Animali Fantastici 3 sceglie da che parte stare
Fin dall’inizio di Animali Fantastici: I segreti di Silente, gli intenti sono ben chiari. Giunta al terzo capitolo, la saga tratta da una storia solamente accennata nei libri di Harry Potter si è ritrovata a fare una scelta: tenere fede alle promesse fatte dal secondo episodio - ricco di intrecci e mitologia - rischiando però di alienare un pubblico già troppo provato, o percorrere una seconda strada, raccontando una storia più lineare, giungendo a qualche compromesso e facendo leva sui richiami nostalgici per un “bene superiore”.
Ciò che ne deriva, quindi, è una pellicola che assume i tratti di un reboot, correggendo il tiro in una maniera tale da raccogliere il consenso del pubblico generalista e confidando nella benevolenza dei fan più sfegatati.
Il settimo film di David Yates
I segreti di Silente dimostra ancora una volta come questa nuova saga non sia interessata a seguire tutto il racconto attraverso il punto di vista di un solo personaggio, scegliendo invece una dimensione corale (come d’altronde sottolineato dal titolo del franchise) per portare avanti la storia scegliendo di volta in volta la sua pedina narrativa (prima Newt, poi Grindelwald e adesso Silente).
Giunto alla settima regia in un franchise di undici film (un dato effettivamente incredibile), David Yates si dimostra da un lato capace di soluzioni visive interessanti e vivaci, ma dall’altro calante nella gestione delle scene d’azione, della suspense, dei raccordi e degli spazi, soprattutto nel terzo atto.
Il grigiore e la monocromia che tanto ama sono decisamente funzionali in ambientazioni come la Berlino anni ‘30, ma a Hogwarts sono invece fuori posto, perciò quello che dovrebbe essere un castello vivo e brulicante di studenti risulta più artificioso del dovuto (nonché deserto), e non aiuta il fatto che alcuni storici set interni siano stati ricreati interamente in digitale (come la Sala Grande e la Stanza delle Necessità).
In senso diametralmente opposto, invece, rubano completamente la scena le creature magiche. Schiacciate da un intreccio molto denso nel secondo film, dove avevano assunto un ruolo più marginale - nonostante alla fine fosse proprio lo Snaso a sottrarre il Patto di Sangue - qui ottengono addirittura a un ruolo meta-narrativo: c’è la protagonista assoluta attorno a cui ruota l’intreccio (tenuta nascosta in fase promozionale), ci sono le spalle comiche (lo Snaso e l’Asticello) e c’è anche l’antagonista (la Manticora).
Il film più politico del Wizarding World
Se Harry Potter e l’Ordine della Fenice segnava l’effettivo passaggio all’età adulta del protagonista (che aveva iniziato ad avere coscienza della morte), ritrovandosi in un mondo di corruzione e omertà (basti pensare alle figure della Umbridge e del Ministro della Magia), con Animali Fantastici: I segreti di Silente David Yates ha ambizioni simili, anche se non le medesime.
Nonostante si tratti di un aspetto completamente assente dalla campagna promozionale, la storia ruota attorno a un’importantissima elezione politica, quella del capo del Mondo della Magia. Se nel secondo film Gellert Grindelwald agiva nell’ombra, questa volta fa tutto alla luce del giorno, costruendosi un’immagine pubblica ben diversa ed è pertanto calzante che questa volta sia interpretato da un altro attore, Mads Mikkelsen, che risulta perfetto calato nel ruolo, nonostante ci sia meno cura nell'aspetto e nell'abbigliamento (ma la sostituzione dell'ultimo minuto potrebbe aver rappresentato un ostacolo non da poco).
A dispetto del desiderio di alleggerire la progressione del racconto con sequenze spettacolari e una messa in scena della magia per il solo gusto di farlo, la storia firmata da J.K. Rowling, questa volta co-sceneggiatrice assieme a Steve Kloves, raggiunge una cupezza non irrilevante (una scena in particolare raggiunge picchi di violenza inediti per la saga), ma è nell’analisi psicologica che fa di un personaggio in particolare la mossa vincente.
I segreti di Godric’s Hollow
Quello che I segreti di Silente vuole veramente raccontare, facendolo con un coraggio che in un blockbuster da 200 milioni di dollari non è proprio scontato, è quale tipo di rapporto leghi il personaggio interpretato da Jude Law a quello di Mads Mikkelsen e perché un mago della statura di Albus Silente non sia (ancora) in grado di annientare una minaccia come Gellert Grindelwald.
È esattamente questa la parte del film che più funziona e quella che giustifica tutta l’operazione. Law e Mikkelsen brillano sul grande schermo, e il loro duello (mostrato nei trailer e addirittura ritratto sui poster) assume i tratti di un vero proprio teaser trailer di ciò che dovrebbe raccontare l’ultimo film della saga, ambientato nel 1945, anno dello storico duello tra i due maghi.
Proprio come Harry Potter, anche Animali Fantastici diventa così una storia di atti d’amore che lasciano segni invisibili. A differenza però degli otto film della saga, che hanno sempre puntato all’ottimismo, I segreti di Silente guarda al futuro con uno sguardo più malinconico che mai. Con il rimorso, il rimpianto e la consapevolezza di un destino già tracciato, essere Albus Silente vuol dire essere soli.
Siete d’accordo con la nostra recensione? Potete dircelo nei commenti dopo aver visto il film al cinema! Badaste è anche su Twitch!