Angie Tribeca (prima stagione): la recensione

Divertente e surreale, Angie Tribeca è la nuova comedy, in stile ZAZ, trasmessa dalla TBS. Nel cast Rashida Jones e Alfred Molina

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Se siete fan della comicità ZAZ – per capirci, Una pallottola spuntata o L'aereo più pazzo del mondo Angie Tribeca è quella comedy surreale e sopre le righe che non volete perdere. Creata da Steve Carell e Nancy Walls Carell, la prima stagione è stata rilasciata in blocco sulla TBS, ed è già stata confermata per una seconda stagione. Costantemente sopra le righe, carichissima di quella "follia" molto autoconsapevole che piace molto ai cultori di questo genere di comedy, la serie ha trovato una grande protagonista in Rashida Jones che, dopo anni da spalla nel corale Parks & Recreation, qui regge praticamente tutto sulle sue – piccole – spalle. Il tutto all'ombra di un numero davvero notevole di camei che aumentano il divertimento generale.

Angie Tribeca, da pronunciare rigorosamente per intero, è una poliziotta tutta d'un pezzo che si vede affiancare dal suo severo e costantemente accigliato capo Atkins (Jere Burns) un nuovo partner di nome Jay Geils (Hayes MacArthur). Dopo qualche incomprensione iniziale, i due iniziano a collaborare per risolvere con successo casi sempre più illogici e folli. Preziosissimo per loro l'aiuto del medico legale Monica Scholls (Andrée Vermeulen) e dello scienziato generico non meglio identificato Edelweiss (Alfred Molina, sì è proprio lui, ed è una delle cose migliori della serie).

Per chi conosce questo tipo di commedia il campionario è noto e la serie non crea nulla di originale: giochi di parole di bassissima lega, stereotipi del genere portati al limite, assurdità visive, comportamenti fuori da ogni logica. Tutto già visto, tutto già atteso, ma l'autoconsapevolezza, che poi va di pari passo con un discorso metatelevisivo (la serie ovviamente sa di essere una serie) è una delle caratteristiche fondamentali del genere. A proposito dei camei, ne riveliamo solo uno, quello di James Franco: che dura pochissimo, è calato dal nulla e non serve a niente, ma che fa ridere tantissimo proprio perché gioca sul fatto che riconosciamo il volto famoso in un contesto in cui non ce lo aspettiamo per niente.

Non c'è molto altro da aggiungere in realtà, gli episodi durano circa 20 minuti e sono quasi tutti intercambiabili. Se il genere piace le possibilità di cedere al binge-watching sono molte, mentre per chi volesse trovare qualcosa di molto simile in tv – e in definitiva anche migliore – il suggerimento è quello di recuperare il britannico A Touch of Cloth. Identico nel genere e nel tipo di comicità, si tratta di una delle creazioni meno celebrate di Charlie Brooker, il genio dietro Black Mirror e Dead Set, con John Hannah come protagonista.

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