Andrej Čikatilo – Il predatore rosso, la recensione

Abbiamo recensito per voi il primo volume della collana The Real Cannibal, dedicato ad Andrej Čikatilo

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Dal marzo dello scorso anno è possibile reperire in fumetteria e in libreria una pregevole collana nata da un’idea di Luca Blengino, che ne è anche il curatore, e targata Edizioni Inkiostro: The Real Cannibal, dedicata ai serial killer più famosi della cronaca mondiale e concepita come una sorta di costola della testata ammiraglia della casa editrice abruzzese, The Cannibal Family, di Rossano Piccioni e Stefano Fantelli.

Ogni uscita è firmata da un team creativo differente che si cimenta con incubi di carne e sangue. A ricordarcelo, Alfredo Petronio, il protagonista di The Cannibal Family, a cui è affidato il compito - nel prologo a ogni volume, disegnato da Piccioni - di introdurci lo psicopatico di turno.

Il primo one-shot della serie è incentrato su Andrej Čikatilo, conosciuto con vari inquietanti soprannomi, tra cui il Macellaio di Rostov. I testi sono opera di Maurizio Ricci, che ricostruisce fedelmente, attraverso i documenti dell'epoca, la vicenda del più grande assassino seriale della storia della Russia, che tenne in scacco le istituzioni della ex Unione Sovietica dal 1978 al 1990.

Attraverso il tratto intenso e realistico di Gero Grassi, che ne ha colto in toto l'accecante sguardo di lucida follia, seguiamo dall'inizio la parabola di efferati delitti di Čikatilo, fino alla sua conclusione, con il secondo arresto e la condanna a morte.

I due autori riescono in un cartonato di sole quarantotto pagine a trasmettere l'orrore cieco di un mostro che ha massacrato oltre cinquanta persone, soprattutto donne e bambini, straziandone i corpi ancora in vita. In una trama agile, essenziale, cogliamo i momenti cruciali della lunga e nefasta carriera del criminale, favorita da un'eccezionale peculiarità genetica: il suo sangue differiva se analizzato in un campione ematico oppure in un campione di liquido seminale.

Il lettore viene coinvolto come in una cruda crime story nelle indagini delle forze dell'ordine, ostacolate dagli stessi vertici del Partito. A Mosca si era incapaci di concepire che il "Paradiso del Proletariato" avesse potuto partorire un tale errore della natura, ammissibile solo come il frutto malato delle corrotte società capitaliste.

Non di rado la realtà può essere più incredibile e crudele della finzione, riservando episodi che meritino di essere raccontati con una sensibilità diversa e più profonda di quella giornalistica. È questa l'essenza di The Real Cannibal, ed è quanto emerge leggendo Andrej Čikatilo – Il predatore rosso.

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