Andrea, la recensione
La recensione di Andrea, il fumetto scritto da Bebo de Lo Stato Sociale e disegnato da Luca Genovese
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Arriva per Feltrinelli Comics la graphic novel firmata da Lo Stato Sociale. In realtà, dietro al nome del gruppo musicale bolognese si cela il solo Alberto "Bebo" Guidetti, che due anni fa aveva già scritto il romanzo Il movimento è fermo. Facile, però, trovare anche in questo fumetto gli elementi di critica sociale che contraddistinguono le canzoni della band, in particolare il tema degli sgomberi che il frontman Lodo Guenzi affronta anche a teatro nello spettacolo Il giardino dei ciliegi.
Il Comune ha infatti avviato un cantiere per rinnovare il trasporto pubblico, il quale passerà dove ora sorge il bar di Andrea, sgomberando in modo coatto abitazioni ed esercizi commerciali della zona. La lettera con cui gli abitanti del quartiere scoprono il loro destino è il passaggio più ispirato del volume: il linguaggio istituzionale lascia posto a un testo che sembra uscire da un poema d'epico d'altri tempi, con un lirismo che fa penetrare ancor più dolorosamente la notizia.
Lo scrittore inserisce anche un'intelligente contraltare nella narrazione, ovvero la quotidianità di Azzurra, l'architetto che seguirà il progetto. Non ci sono buoni o cattivi, ma l'umanizzazione dell'avversario è un processo che appiattirebbe i toni di molti contrasti, permettendo a entrambe le parti di comprendere le motivazioni della fazione opposta e sviluppando empatia. La ragazza non viene dipinta come un'aguzzina senza scrupoli, tutt'altro: non è entusiasta dello sgombero ma ha davanti a sé una preziosa opportunità di carriera, non ha intenzione di combattere contro i mulini a vento ed è consapevole che se lei rifiutasse l'incarico verrebbe accettato da qualcun altro al posto suo.
Davanti a un fumetto intitolato Andrea e ambientato a Bologna, il primo pensiero di un appassionato di fumetti non può che essere per Pazienza. Il creatore di Zanardi e Pentothal qui non c'entra nulla, almeno dal punto di vista narrativo; pur non essendo chiamato in causa, osserviamo una città simile a quella delle sue opere, così come un'affinità nelle atmosfere e nello sguardo impietoso sulla società. Anche Luca Genovese si allontana dal tratto realistico o orientaleggiante sfoggiato in altri lavori per lasciarsi andare a uno stile più graffiante che può ricordare quello di Pazienza e che ben si adatta allo scenario suburbano.
L'abbondanza di didascalie e monologhi pronunciati sotto forma di voce fuori campo tradiscono l'origine di questa storia, evidentemente concepita per essere un romanzo o un racconto breve. Il passaggio al Fumetto risulta un po' meccanico, ma Genovese è comunque riuscito a realizzare alcune tavole visivamente potenti nelle quali sperimenta soluzioni grafiche emozionanti. Il volume non ha una vera e propria conclusione, per cui può apparire come un racconto incompiuto; di certo, lungo il tragitto riesce a mettere molti elementi sul tavolo.
Magari Andrea non fornirà delle risposte, ma è in grado di accendere un dibattito su un argomento che sta diventando sempre più presente nelle cronache cittadine di tutto il Paese.