Andor 1x07: la recensione

La nostra recensione del settimo episodio di Andor, la serie di Star Wars con Diego Luna disponibile su Disney+

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La recensione del settimo episodio di Andor, disponibile su Disney+

Dopo il climax dell’episodio precedente era inevitabile che il settimo episodio di Andor fosse un episodio di ‘assestamento’. In questo, La Mano dell’Impero è molto simile a L’Ascia Dimentica, il quinto episodio, che fungeva da preludio al colpo grosso su Aldhani: ne condivide i ritmi e le atmosfere lente, i dialoghi e le scene di approfondimento e una trama più statica. Ma se nel caso precedente apprezzare quei ritmi in vista di uno snodo risolutivo che veniva rimandato era meno immediato, stavolta il fatto che tutto il cast si trovi a reagire alle conseguenze del ‘colpo grosso’ rende il tutto più godibile e intrigante.

Scelte e Bivi

In teoria i vari filoni narrativi tornano a procedere separatamente gli uni dagli altri, ma se le unità di tempo e di luogo non sono rispettate, a fare da collante c’è l’unità tematica, che in questo caso è quella delle scelte: dopo le vicende di Aldhani tutti si ritrovano a riflettere sulla strada da prendere e giungono a un bivio, spesso rappresentato da altri personaggi che indicano vie, soluzioni o scelte contrapposte.
Per il protagonista, Andor, la scelta è tra proseguire ulteriormente lungo la strada che ha iniziato a intraprendere con il resto della sfortunata cellula di Aldhani, o se tornare a essere quello che crede di essere stato, vale a dire un lupo solitario che pensa solo a sé e non crede a nessuna causa. Avendo la sua parte del furto che ora gli offre una scelta, Cassian ancora una volta non risponde al “richiamo del destino” e opta per voltare pagina e iniziare una vita nuova lontano da tutto, forte del compenso incassato per la partecipazione al colpo che gli offrirebbe di farlo.

Resistenze Passate, Oppressioni Future

Vorrebbe anzi coinvolgere in questa sua scelta la potenziale compagna Bix e la madre adottiva Maarva. Incassa un rifiuto da entrambe, e soprattutto la separazione dalla madre Maarva ci offre da parte di quest’ultima una scena profonda, commovente e fortissima un manifesto del vero spirito della Ribellione fin troppo ispirata ai ricordi e ai trascorsi di oppressione del mondo reale, messi in scena da una Fiona Shaw in stato di grazia.

Anche sul fronte opposto si sceglie: dopo una maestosa apparizione iniziale del capo dei servizi segreti Yularen, figura storica della lore starwarsiana, che annuncia come gli eventi di Aldhani alzino la posta in gioco per tutte le forze Imperiali, va in scena un’altra competizione tra i due ufficiali rivali Dedra Meero e Blevins, ma dopo i recenti sommovimenti, stavolta il sostegno dell’arcigno Maggiore Partagaz sembra andare alla donna, in un ulteriore spaccato di vita interna ai ranghi Imperiali che non tradisce la natura arida e crudele dell’Impero che siamo abituati a conoscere, ma che continua a mostrarci il lato umano (o progressivamente disumanizzato) dei suoi membri, vittime forse non fisiche, ma sicuramente spirituali del regime dittatoriale instaurato da Palpatine.

Il Prezzo della Ribellione

Sui piatti della bilancia della morale si pesano anche le anime di Mon Mothma e di Luthen Rael, i due architetti concettuali della futura Ribellione. Per il secondo, forzare la mano all’Impero significa solo accelerare i tempi dell’insurrezione dei civili. Per la prima, il prezzo in termini di vite umane che questa scelta comporta è ancora alto da pagare. Anche in questo caso, discussioni e scene sono puramente verbali e concettuali, ma sia Skargard che la O’Reilly danno vita con spessore, serietà e profondità ai loro personaggi, dipingendo uno scontro concettuale di non facile risoluzione che intriga quanto quelli a colpi di blaster dell’episodio precedente.

Nuove Nubi all’Orizzonte

La doppia chiusura dell’episodio sembra ancora una volta stroncare ogni flebile speranza. Andor ha scelto la via della non partecipazione e si gode la vita su un pianeta tropicale in compagnia di una nuova fiamma. Con amara ironia, e forse con un pizzico di eccessiva crudeltà, la scelta del non coinvolgimento non basta a tenerlo lontano dalla crudeltà Imperiale, e dopo essere sfuggito illeso alla mirabolante incursione su Aldhani, finisce in quella cella che era riuscito a evitare come commando Ribelle semplicemente come civile inerme, bersaglio casuale dell’arroganza e della tirannia delle forze dell’Impero sui civili.

Non va troppo meglio all’altro esule di Ferrix, Syril, che tenta di ricostruirsi una vita trovando un impiego burocratico nelle viscere di Coruscant, ma sparisce gradualmente, sia a livello concettuale che a livello visivo, negli ingranaggi della mastodontica macchina gestionale Imperiale, in una scena finale che richiama da vicino il futuro distopico di THX-1138 del ‘patriarca’ George Lucas.

Conclusione

Tirando le somme: un episodio di assestamento e di riflessione, ma che grazie allo slancio guadagnato nell’episodio precedente risulta più intrigante e ipnotico dei tentativi precedenti e che anche se sottilmente, pone solide basi per gli sviluppi e i conflitti della parte finale della serie. Andor continua con coraggio a raccontare la storia che si è prefisso: potrà non essere lo Star Wars tradizionale che tutti conosciamo e potrà richiedere uno sforzo in più allo spettatore casuale che si aspetta trame e atmosfere più lineari, ma continua a regalare una storia sofisticata, solida e che non si fa mancare un’anima e un impegno tematico ammirevoli.

Trovate tutte le informazioni su Andor nella nostra scheda.

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