Andor 1x10, la recensione
Il decimo episodio di Andor, Una via d'uscita, ha un ritmo martellante e presenta uno spietato gioco di atmosfera: la recensione
Il decimo episodio di Andor chiude la trilogia ‘carceraria’ e pone le basi per i due episodi del gran finale. Come già accaduto per i ‘trittici’ precedenti, la terza parte è quella dove tensioni e trame convergono in un finale teso ed esplosivo, dove la risoluzione in termini di azione non mette in secondo piano gli archi narrativi e gli sviluppi caratteriali dei personaggi, andandosi a piazzare accanto a La Resa dei Conti e L’Occhio come episodio dal ritmo martellante e da uno spietato gioco di atmosfera dove disperazione e speranza si alternano a ritmi mozzafiato.
Fuga da Narkina 5
Le tensioni accumulate negli episodi precedenti arrivano finalmente al punto di rottura, e va in scena l’attesissima evasione dal carcere Imperiale di massima sicurezza. La lunga sequenza di fuga che accompagna Cassian e gli altri detenuti in rivolta è come sempre netta, pulita e riuscitissima sotto il profilo della pura azione, ma sappiamo che agli autori di Andor piace fare le cose a modo loro, e così, pur se avvincente sotto il profilo dell’azione, quello che esalta la scena della fuga fino a portarla a un crescendo emotivo è la doppia presa di coscienza, da un lato quella dello stesso Cassian, che per portare a termine l’evasione deve imparare a non agire più da lupo solitario ma a motivare i colleghi ergastolani e potenziali compagni di lotta, e dal lato quello di Kino Loy, il carcerato veterano interpretato magistralmente da Andy Serkis che prende coscienza della verità simultaneamente ad Andor e grazie alle sue stesse parole, fino a diventare l’anima della rivolta e la voce della Ribellione che vedrà la fuga andare a buon fine (anche se forse, non per lui). Perfino la regia di queste scene gioca con forza sulle immagini simboliche, dalla “marea” delle uniformi bianche che dilaga per i corridoi del carcere, agli ufficiali Imperiali (che in un’altra serie avrebbero potuto opporre una futile resistenza per poi morire malamente sotto qualche colpo di blaster, ma che qui se ne stanno nascosti tremebondi e impotenti, paradossalmente enfatizzando la potenza della rivolta senza bisogno di mostrarceli combattere), fino al netto contrasto tra le sale in penombra della prigione in scacco e la luce quasi accecante del mondo esterno che gli evasi riescono finalmente a raggiungere. Non per la prima volta, Andor dimostra che sull’altare delle scene d’azione non vanno necessariamente sacrificati lo stile e lo spessore della storia.
Dilemmi Dinastici
Meno appariscente ma altrettanto sofferta è la lotta che Mon Mothma continua a condurre su Coruscant per procurare fondi alla ventura Ribellione. In un colpo di scena che sembra più a suo agio tra le pagine de Il Trono di Spade che in Star Wars, la possibile soluzione sembra arrivare da uno dei suoi contatti più loschi, Davo Sculdun che però chiede in cambio una ricompensa diversa da quelle monetarie a cui Mon è abituata: una promessa di matrimonio tra sua figlia e quella di Davo. Finora abbiamo visto Mon Mothma pronta a sacrificare la sua carriera e la sua stessa persona in nome della Ribellione, ma ora che il sacrificio sta per estendersi alla sua famiglia, quale sarà la risposta della Senatrice? La risposta sembra scontata, visto il futuro che attende la nobildonna di Chandrila, ma in Andor c’è sempre spazio per il colpo di scena, e il “come” sa essere interessante quanto il “cosa”. Certo è che anche l’arco narrativo di Mothma è ormai pronto a entrare nella sua fase finale.
Cuore e Mente Ribelle
L’evasione da Narkina 5 sarebbe più che sufficiente per emergere da questa puntata col fiato mozzato, ma la coda dell’episodio decide di aggiungere un’ultima scena che mette a nudo uno dei più enigmatici personaggi della serie, Luthen Ral: in un faccia a faccia con il suo contatto Lonni all’interno dell’ISB (quindi la proto-Ribellione ha una talpa nell’Ufficio di Sicurezza Imperiale, dopotutto!), sviscera non solo il suo punto di vista freddamente logico, ma anche il tormento che la posizione che occupa gli infligge. La partita a scacchi sulla vicenda della nave di Anto Kreegyr è talmente complessa che a questo punto è quasi impossibile dire chi tra Ribelli e Impero abbia il vantaggio sull’altro: quello che veramente conta è che anche il personaggio più enigmatico e chiuso al resto del mondo come Luthen arriva a parlare di sacrificio supremo in nome della causa Ribelle, un sacrificio che oltre agli aspetti più classici, quello di rinunciare a qualsiasi sicurezza e a ogni parvenza di vita normale, sembra avere reclamato anche la sua umanità, sacrificio che il grande pianificatore ribelle sembra comunque avere accettato di compiere.
Conclusione
Si dice spesso che Andor non è lo Star Wars che siamo abituati a conoscere, l’abbiamo detto anche noi più di una volta su queste pagine. Forse è ora di correggere parzialmente il tiro a queste affermazioni. Forse è vero che Andor fa a meno di alcuni elementi che siamo abituati ad associare alla saga, come l’azione più “spensierata”, il senso dell’umorismo, gli intermezzi simpatici riservati ai droidi e agli alieni più ‘piacioni’ e l’influsso della Forza, ma è ora di aprire gli occhi su un’altra verità: in Andor ci sono il cuore e l’anima di Star Wars. I temi che fanno da caposaldo alla saga, vale a dire l’eroismo, il sacrificio, la lotta contro l’oppressione e la scoperta del proprio vero potenziale, ci sono tutti, e in grande stile: mai raccontati con tanta profondità, con tanto pathos con tanto spessore. E sarebbe giusto che tutti quelli che ancora non si sono lasciati irretire da questa splendida storia riflettessero su questo aspetto.