Anatomy of a Fall, la recensione

Secco e asciutto nel suo intendere il resoconto del processo, Anatomy Of A Fall è condotto benissimo ma animato da contrasti inconsistenti

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Anatomy of a Fall, il film di Justine Triet presentato in concorso a Cannes

Sono anni in cui il film d’ambito legale viene rivisto pesantemente. È impossibile non notarlo dopo l’esplosione a Venezia di Saint Omer, e adesso Justine Triet arriva a costruire su ciò che Alice Diop ha sperimentato con l’obiettivo di tradurre quelle idee di secchezza e freddezza procedurale in un film più commerciale, più attento allo spettatore, meno radicale ma anche più replicabile. Anatomy of a Fall spiega fin dal titolo cosa intenda fare: prendere un incidente che vediamo sommariamente all’inizio della storia (in Saint Omer per esempio non vedevamo mai il fatto al centro del processo), e impostare su di esso tutto lo scavo del processo. Un marito e padre è morto cadendo dal primo piano della sua villetta, la dinamica è strana, non sembra sia potuto solo cadere, forse qualcuno lo ha colpito prima e spinto dopo. Per scoprire se è così e chi sia stato è necessario scavare nelle motivazioni e nella storia della famiglia.

Di fatto i personaggi coinvolti si pongono le stesse identiche domande che ci poniamo noi nel guardare quella scena iniziale (perché il marito tiene la musica così alta? come mai lei non va a parlargli subito dopo?) e il trucco che avvince lo spettatore sta in come, scoprendo nuovi dettagli nelle testimonianze o nelle arringhe degli avvocati, il nostro sguardo sui coinvolti cambi. Non è possibile guardare la tranquillità della moglie nella stessa maniera dopo aver sentito l’audio di una terribile litigata, non è possibile considerare le loro ragioni nella stessa maniera dopo aver scoperto che la parziale cecità del figlio è frutto di un incidente né l’estraneità del morto da tutto dopo aver scoperto che andava in terapia.

Justine Triet conduce il film molto bene, lavora benissimo con le interpretazioni (specialmente Antoine Reinartz, demoniaco avvocato d'accusa) e sull’idea che nonostante guardiamo lo svolgersi dei conflitti di una vita in seguito ad un evento estremo, probabilmente dietro ogni gesto, scavando, si potrebbe far emergere la somma delle esperienze di una vita. Tuttavia Anatomy Of A Fall, in definitiva, racconta e analizza con grande sforzo una vicenda che ha il problema di non essere interessante quanto il baccano che il film gli crea intorno potrebbe far credere. È un caso di cronaca che stimola il tipo di interesse di tutti i casi di cronaca, ma i conflitti personali che emergono sono estremamente ordinari come anche la maniera in cui sono affrontati. Non c’è mai la capacità di affrontare conflitti particolari su cui avere un’opinione è difficile, come non c’è mai uno svolgimento che ci faccia passare da una parte all’altra, capendo le ragioni di tutti. Ad essere poste sono le domande più comuni, quelle sulle quali ognuno ha già una propria risposta e non rimane che prendere le parti del personaggio con cui si concorda.

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