In amore niente regole (Leatherheads)

1925, il football americano visto da un giocatore e una giornalista. La commedia diretta e interpretata da George Clooney con Renée Zellweger ha un inizio gradevole, poi diventa scontata...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloIn amore niente regoleRegiaGeorge ClooneyCast

George Clooney, Renée Zellweger, John Krasinski, Jonathan Pryce, Stephen Root

Uscita11 aprile 2008

Strano, sembrerebbe un periodo decisamente propizio per i film sul football americano. Curiosamente, In amore niente regole ha diverse similitudini con una pellicola di cui vi abbiamo parlato recentemente, Cambio di gioco. Nonostante la differenza di epoca (e soprattutto di soldi) diversi difetti che avevamo constatato lì ricompaiono anche in questa occasione. Intanto, lo sport è decisamente una scusa, tanto che alla fine tutta questa enfasi per una partita è poco comprensibile, considerando che fino a quel momento si era trattata di una commedia romantica con una spruzzatina di critica al mondo del mass media e al bisogno americano di eroi.

Poi, anche in questa occasione i compagni di squadra di Dodge Connelly/George Clooney sono appena abbozzati, mentre con dei personaggi così strani si sarebbe potuto ottenere dei risultati decisamente migliori. Peccato, perché certe situazioni e dialoghi frizzanti all'inizio (soprattutto tra i due protagonisti) lasciavano ben sperare. Nei momenti migliori, venivano in mente certe deliziose pellicole di Gregory La Cava o Garson Kanin, due dei nomi più importanti della commedia americana anni trenta e quaranta. La scena più divertente? Una fuga incredibilmente folle da un locale in cui si servono alcoolici illegalmente. 

La seconda parte, come detto, è decisamente più scontata. Non abbiamo dubbi fin dall'inizio su come andrà a finire tra la giornalista e il giocatore di football "senza esperienze lavorative", ma sicuramente il coronamento della loro storia potrebbe risultare un po' più convincente. Così come non si capisce (ed è un errore di sceneggiatura non indifferente) come il personaggio di George Clooney possa sottovalutare superficialmente gli effetti di un articolo devastante sul giocatore migliore della sua squadra. E la partita finale (con una 'sporca ultima meta') francamente non risulta avvincente come si vorrebbe, considerando che il film fino a quel momento era andato in tutt'altra direzione.

Ci si chiede cosa avrebbero fatto i Coen con un prodotto del genere. Magari, un altro gioiellino come Barton Fink? O pellicole mediocri come le loro ultime commedie? Mah, teniamoci George Clooney regista, ma non sopravvalutiamolo troppo, come già fatto per Good Night, and Good Luck...

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