Amore e guinzagli, la recensione

Dietro la patina da commedia sulle pratiche BSDM in prospettiva femminile, Amore e guinzagli si rileva la più scontata delle love story. La recensione

Condividi
La recensione di Amore e guinzagli, disponibile su Netflix

Il BDSM (Bondage, Domination,Submission, Masochism), che di Amore e guinzagli dovrebbe essere il motivo di originalità e interesse, non è che in realtà semplice pretesto per una storia molto più convenzionale di quanto possa sembrare. La commedia sudcoreana, adattamento del webtoon “Moral Sense”, racconta di Jung Ji-woo (Seohyun), giovane impiegata in una ditta dove, con i suoi modi autoritari e severi, non è vista di buon occhio dai colleghi maschi. Un giorno, arriva un nuovo superiore, Joung Ji-hoo (Lee JunYoung), da cui è subito attratta. Aprendo per sbaglio un pacco destinato a lui, scopre accidentalmente che contiene un collare per soddisfare i propri piaceri sessuali. Tra i due si crea un forte imbarazzo, finché il giovane non le propone di diventare lui il suo "schiavo" e lei la sua "padrona". Incuriosita, la ragazza comincia a informarsi sul BDSM e decide così di accettare, stipulando un contratto di tre mesi, dove lui si impegna a rispettare tutti i suoi ordini.

I vari "giochi" tra i due sono ritratti dalla regista Hyeon-jin Park sempre attraverso il filtro della leggerezza, tali da renderli momenti del tutto naturali. Un modo per invitarci a superare i nostri possibili pregiudizi su questo argomento, ma soprattutto per evidenziare la prospettiva femminile del racconto. Ji-hoo, in apparenza maschio perfetto, si rivela fragile e goffo; Ji-woo, all'inizio fredda e distaccata, si diverte a prendere il comando della relazione, fino a farsi beffe del suo partner, in un ribaltamento dei ruoli. In un contesto in cui sono sempre le donne a parlare d'amore, a rivolgere lo sguardo all'altro, a dispensare saggezza, è la figura di Ji-hoo a rimanere schiacciata: la storia si apre poi alla sua interiorità, ma risaltano sempre le ragioni della sua controparte, come la sua ex-fidanzata che porta ancora i segni della relazione appena conclusa. L'attenzione è invece soprattutto su Ji-woo, sulla sua presa di coscienza di sé, dei propri sentimenti e dello squallido ambiente in cui lavora, da cui riuscirà a prendere le distanze. Il discorso del film è chiaro: i suoi capi, da subito ritratti come cinici misogini, non sembrano pronti ad accettare le pratiche di lui come le rivendicazioni di lei. Chi è allora veramente il "perverso"? Una presa di posizione chiara, che però non dà ad Amore e guinzagli un effettivo elemento di novità.

Il film si apre con una voice over extra-diegetica che filosofeggia sull’amore, e tutto l’intreccio sembra smaccatamente portare verso i lidi della commedia romantica, tanto che, ad un certo punto, ci attendiamo un cambio di prospettiva, uno scarto, che però non arriva mai. La prospettiva femminile e la cornice BSDM infatti non portano a nient'altro che non sia il convenzionale film sull'"incontro tra poli opposti", sull' avanti e indietro di una difficile relazione, pieno di frasi fatte la cui morale si riassume in: "Accettiamoci per quello che siamo". C’era allora veramente bisogno di ricorrere a questi spunti di partenza per giungere a tale conclusione?

Continua a leggere su BadTaste